

Dopo 16 mesi di apprendistato sotto l’ala della BBC, dopo un iniziale periodo di ambientamento, dopo ripetute panchine, dubbi e voci di mercato, Daniele Rugani si è preso la Juve.
Quel bravo ragazzo
Daniele Rugani nasce a Sesto di Moriano, un piccolo borgo abitato da un migliaio di anime alle porte di Lucca, il 29 luglio del 1994; figlio di Ubaldo (rappresentante) e Lia (maestra), cresce come un tranquillo giovanotto di provincia, le cui passioni e massime distrazioni sono la bicicletta, il tennis, la pesca (in compagnia del padre) e, ovviamente, il pallone.
Entra a far parte dell’Empoli a 6 anni, dove compie tutta la trafila delle giovanili fino all’agosto del 2012, quando passa in prestito alla Juventus; aggregato alla Primavera di Marco Baroni, convince tutti delle sue qualità e in particolare Fabio Paratici, che decide di acquistarlo in comproprietà con lo stesso Empoli, nel quale ritorna per aggregarsi in prima squadra.
Diciannovenne, esordisce in Serie B nell’Empoli di Maurizio Sarri che gli dà subito fiducia e lui lo ripaga a suon di prestazioni: 42 presenze, vale a dire tutte le gare dell’Empoli in stagione, contribuendo alla promozione nella massima serie; l’anno successivo arriva l’esordio in Serie A, nella quale Rugani non sembra mostrare alcuna difficoltà di adattamento: confermato titolare, inanella prestazioni convincenti (tanto da portare la Juventus a riscattarne la seconda metà per 3.5 milioni, pur lasciandolo a Empoli in prestito fino al termine della stagione) e chiude la sua prima stagione tra i grandi con l’incredibile score di 38 presenze (ancora una volte tutte) senza mai essere nè sostituito, nè ammonito, nè espulso.
All’aspetto da bravo ragazzo fa da contraltare un fisico possente (190cm x 82kg), ma non per questo sfrutta la forza bruta come arma preponderante, anzi: giocatore elegante e pulito, ama giocare d’anticipo più che intervenire direttamente sull’avversario; “Sono meno irruento di altri, più razionale, uso il cervello più dell’istinto, provo a leggere le situazioni”; e proprio questa, in effetti, sembra essere la dote principale di Rugani, una capacità straordinaria nella lettura dell’azione e dei movimenti dell’avversario, che ama controllare e anticipare prevalentemente di testa grazie alle eccellenti doti aeree.
Il grande salto
Nell’estate del 2015 Rugani si trasferisce definitivamente alla Juventus, dove lo aspetta l’ardua sfida di ritagliarsi uno spazio alle spalle della rinomata BBC (Barzagli, Bonucci e Chiellini), reparto difensivo tra i più affidabili, completi e consolidati al mondo. E poi, come se non bastasse, il giovane era atteso al banco di prova di quelli che “un conto è esser bravi in provincia, un altro è confermarsi in una grande”; e non è un discorso esclusivamente psicologico, di pressioni e responsabilità (che comunque ci sono), ma anche tattico: in una realtà come l’Empoli si difende quasi esclusivamente davanti alla propria porta, nella Juventus spesso e volentieri a centrocampo, dove serve un senso della posizione molto più sviluppato, intesa con i compagni, dimestichezza e puntualità nelle chiusure preventive, nelle diagonali difensive, etc.
Per tutti questi motivi, l’inizio della stagione d’esordio in bianconero sembra tutt’altro che esaltante: Massimiliano Allegri gli preferisce anche Martin Caceres e lo relega nel ruolo di quinta scelta; gli concede solo pochissimi minuti, sempre dalla panchina, a cominciare dal suo esordio il 30 settembre 2015 (2 minuti contro il Siviglia, prima presenza anche in Champions League), per la prima da titolare è necessario attendere addirittura il 16 dicembre (contro il Torino in Coppa Italia), mentre l’esordio in Serie A arriva 4 giorni dopo a Modena contro il Carpi (subentrando al ’57 a Barzagli).
Se consideriamo che proprio durante quei 33′ il Carpi sfiorò una clamorosa rimonta che fece letteralmente imbufalire Allegri, non si può certo considerare l’esordio italiano di Rugani in maglia bianconera esattamente come memorabile; in generale, il ragazzo sembra timido, impacciato, timoroso; anche nelle uscite successive (180′ contro Sampdoria e Udinese a gennaio 2016) più che dimostrare di meritare maggior spazio in squadra, sembra quasi bloccato dalla paura di sbagliare: sembra proprio mostrare grandi limiti di personalità. Nonostante Allegri continui a ripetere che deve solo portare pazienza perchè è l’ultimo arrivato in un reparto di campioni affiatati, le voci di mercato si sprecano: per molti andrà in prestito, per alcuni verrà ceduto in Premier League (offerte da oltre 20 milioni), per altri “non è da Juve”.
Ciononostante, la Juventus rifiuta ogni offerta e Rugani continua il suo percorso di crescita e ambientamento, che viene ripagato con un sempre maggiore minutaggio: a fine stagione le presenze in Serie A saranno 17, di cui 16 nel 2016 (su 21 gare totali della Juventus) e 9 consecutive da titolare (per tutti i 90 minuti) tra la 29° e la 37° giornata, nelle quali evidenzia una netta crescita sotto tutti i punti di vista, compreso quello della determinazione e della “cattiveria agonistica”. Se in Champions League l’unica apparizione rimane quella ridotta col Siviglia, le sue statistiche al primo anno in bianconero si arricchiscono di altre 3 presenze (per 360′ totali) in Coppa Italia, nelle quali, però, alterna buone prove a pessime prestazioni (specie nello 0-3 nella semifinale di ritorno contro l’Inter, poi vinta ai rigori).
La prova del nove
Nella stagione in corso, Daniele Rugani era chiamato a confermare quanto di buono mostrato nella seconda parte della stagione precedente, evidenziando ulteriori miglioramenti nella sua crescita, limitando le sbavature e ritagliandosi un posto in pianta stabile tra i titolari del reparto arretrato bianconero.
Durante la scorsa sessione di mercato, però, le voci su un suo trasferimento tanto in Premier quanto al Napoli (il cui tecnico Sarri, che lo lanciò all’Empoli, non ha mai smesso di volere insistentemente) non hanno tardato a ripresentarsi, soprattutto a seguito del tesseramento da parte della Juventus del difensore marocchino Mehdi Benatia, che sembrava ridurre ulteriormente gli spazi per Rugani anzichè ampliarli.
Ancora una volta, però, la Juventus decide di opporre una netta resistenza a ogni offerta (“Giocherà nella Juve per i prossimi 10 anni” – Massimiliano Allegri) e Rugani resta in bianconero. Anche quest’anno, però, l’inizio è tutt’altro che da protagonista: 0 minuti nelle prime 4 gare stagionali, esordio (con primo gol in Serie A) alla 5° contro il Cagliari, poi un infortunio al legamento collaterale dopo 31′ della successiva gara col Palermo; un paio di settimane di stop e poi, nuovamente, la panchina per oltre un mese; qualcuno torna nuovamente a dubitare delle reali chances di titolarità del ragazzo, che però, lo scorso 19 novembre nella gara interna contro il Pescara, complici alcuni infortuni in difesa, torna a vestire la maglia da titolare; da allora sono 7 le gare consecutive (5 in Serie A e 2 in Champions League) e, soprattutto, la netta sensazione di assistere a molto di più che le prestazioni di un’onesta riserva in attesa che rientrino i titolari.
Padrone del reparto
Sebbene a Empoli giocasse regolarmente sul centro sinistra, Massimiliano Allegri preferisce schierarlo sul lato opposto, dove Rugani offre prove sempre più convincenti: nelle ultime settimane, complici le assenze di Bonucci, Barzagli e Benatia e il passaggio alla difesa a 4, Daniele è stato schierato in coppia con Giorgio Chiellini, col quale sembra proprio completarsi a meraviglia: ragione uno, istinto l’altro; lettura dei movimenti uno, irruenza l’altro, marcatura uno, copertura l’altro; ma soprattutto, vista l’assenza di Bonucci e le doti non certo esaltanti di Chiellini in fase di impostazione, è toccato a Rugani l’ingrato compito di assumere le redini del reparto difensivo, coordinandone i movimenti, le uscite in pressing, le scalature, il fuorigioco, la costruzione bassa palla al piede; con risultati assolutamente soddisfacenti.
Se la prestazione nel derby vinto contro il Torino (contro un Belotti in grande forma) è stata molto positiva, quella contro la Roma nel vittorioso scontro al vertice di pochi giorni fa è stata addirittura eccellente: Rugani si è occupato della marcatura del capocannoniere del campionato Edin Dzeko e non gli ha praticamente fatto vedere palla, anticipandolo quasi sempre e non concedendogli mai nulla se non un paio di contrasti aerei; ma al di là della straordinaria prova in marcatura, è la conduzione del reparto a impressionare: quel ragazzino timido, impacciato, che non vedeva l’ora di scaricare il pallone al compagno più vicino come se temesse potesse esplodergli tra i piedi da un istante all’altro, non c’è più; al suo posto, un difensore attento, elegante, coordinato, ma al contempo insuperabile, potente, arcigno e contemporaneamente padrone della linea difensiva, capace tanto di smistare il pallone con i tempi giusti, quanto di avanzare palla al piede per superare la prima linea di pressione avversaria e trasformare l’azione da difensiva a offensiva.
Le recenti prove hanno conferito a Rugani ancor più consapevolezza dei propri mezzi e fiducia da parte dei compagni; se con Chiellini l’intesa sembra ottima, le caratteristiche del ragazzo lasciano presagire una buona compatibilità tanto con gli altri marcatori Barzagli e Benatia, quanto con lo stesso Bonucci; a oggi Rugani (che ha recentemente prolungato il proprio contratto con la Juventus fino al 2021) ha scavalcato Benatia nelle gerarchie della difesa bianconera e insidia seriamente i senatori Barzagli e Chiellini per un posto da titolarissimo, anche per questioni di anagrafe e integrità fisica. Se fino a pochi mesi fa sembrava un giovane da centellinare, specie in gare poco impegnative contro avversari non eccessivamente pericolosi, oggi il campo restituisce ad Allegri una più che valida alternativa anche per le sfide più complicate.
La Juve che verrà
Adesso per Daniele Rugani viene il difficile: dimostrare di saper offrire continuità, magari anche nella prossima fase finale di Champions League, dove la maggior esperienza di Barzagli e Chiellini potrebbe spostare gli equilibri nelle scelte di formazione di Mister Allegri; quel che pare certo, a oggi, è che Rugani ha ampiamente dimostrato di meritare questa maglia e questi palcoscenici, che verosimilmente calcherà da protagonista assoluto nel prossimo futuro, a fianco di quel Leonardo Bonucci anch’egli fresco di rinnovo fino al 2021 e magari di quei Mattia Caldara (che diventerà bianconero nel 2018) e Pol Lirola (che tanto bene sta facendo in prestito biennale al Sassuolo) che sembrano rappresentare la prossima generazione di difensori bianconeri.
Senza fretta e pressione, però: Daniele può (e deve) migliorare ancora, perchè sebbene abbia già mostrato una grande crescita sotto tutti i punti di vista, sembra avere ancora ampi margini di miglioramento; dopotutto, ricordiamocelo, ha solamente 22 anni; e alla sua età, la rinomata BBC dove giocava? Barzagli passava dall’Ascoli al Chievo, Bonucci dal Pisa al Bari mentre Chiellini giocava già con la Juve ma in serie B. Rugani, alla stessa età, è già qui.