Giornata da paradossi e metafore. Il calcio è quel fenomeno che coinvolge così tanto le masse perchè sa esulare dalla logica anche più banale. E ci possiamo accomodare dentro tutti, ma proprio tutti. Peccato che si siano perse le tracce della vecchia amata schedina del Totocalcio: oggi ci sarebbe stato un 13 milionario, sicuramente.
Fiorentina “matata” in riva all’Arno da una Lazio più arrembante in trasferta che in casa, Roma proustiana alla ricerca del tempo perduto e Milan da brodino, Inter punito dalla nemesi di uno 0 a 1 dopo tanti troppi 1 a 0 ed il Sassuolo sempre più castigamatti, insomma avanti coi pronostici ciccati. Solo il Napoli fa la voce grossa, tanto che da Frosinone si sente fin sotto il Vesuvio.
La Juve ? Gli Allegriboys hanno la grande occasione per dare un senso completo alla “remontada” ferma a quota 8. La Sampdoria però non è una vittima sacrificale, fresca di vittoria nel derby della Lanterna e rigenerata dall’esplosione di un Cassano che vive una sorta di seconda giovinezza.
Arriva comunque il nono trionfo consecutivo d’accordo, ma quanta sofferenza! Per demerito proprio più che per effettiva pericolosità dei blucerchiati. Risulta difficile descrivere la difficoltà finale, la fatica a gestire un risultato che fino al quarto d’ora del secondo tempo pareva in cassaforte.
Andiamo per ordine. Pronti via, la Juventus entra nel match con veemenza e mette la Samp nella propria metacampo, concludendo il periodo di dominio col vantaggio firmato dal “polpo” Pogba che vince in area un contrasto e si gira incrociando sul palo più lontano. E’ il 17′ e per tutto il primo tempo la Juve domina rischiando nulla.
Ripresa che meglio di così non si può aprire: Dybala, un po’ in ombra, serve un assist perfetto a Khedira (migliore in campo alla fine) che dopo due passi angola un tiro imprendibile a tu per tu con Viviano. 2 a 0 e partita finita. Sembrerebbe, ma mai fidarsi. Se poi Hernanes, positivo sostituto di Marchisio appiedato da squalifica, inventa un lancio al bacio per un Morata che chiude di testa fuori, divorandosi incredibilmente il terzo gol, allora viene in mente la regola non scritta da tutti straconosciuta: rete mangiata, rete subita. Ci pensa Cassano a dimostrare l’assioma, trafiggendo Buffon incolpevole e la partita si riapre.
La Juventus però sa come soffrire il giusto, come compattarsi a difesa di un risultato fondamentale. Allegri ha in mano le chiavi del giocattolo e le sostituzioni lo dimostrano. Cuadrado dà il cambio a Licht per far sparire il pallone, Zaza entra al posto di Morata per tenere la palla lontano da Gigione, anche Padoin viene buono per fare densità al posto di Dybala. Moisander viene espulso, ma non se ne accorge nessuno.
Anche l’ultimo sforzo doriano evapora tra la pioggia e finalmente si può cantare l’Inno alla Gioia, come novelli Beethoven giunti al finale della nona sinfonia. Nove, come le vittorie di fila, come nemmeno il più visionario tifoso avrebbe immaginato, dopo una triste serata a Reggio Emilia. Sia chiaro che non c’è 9 senza 10…
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