

Mi spiace, ma davvero non ho capito granché di come funzioni la Juventus. A 62 anni (54 dei quali come tifoso) è triste doverlo ammettere, ma è così. Da anni c’erano dei segnali ben precisi in una determinata direzione, stavolta si è deciso di andare in quella diametralmente opposta. Si è scelto di tornare a 29 anni fa.
L’unica volta che la Juve aveva fatto una scelta pensando al bel gioco fu proprio 29 anni fa, e non mi pare sia andata benissimo. L’Avvocato decise di cercare di scimmiottare il modello berlusconiano per correre dietro al Milan di Sacchi. Mandò via il presidente Boniperti e l’allenatore Zoff (che aveva vinto una coppa Uefa e una coppa Italia con una rosa imbarazzante), per affidare la Juve a Montezemolo e, in panchina, a Maifredi. Risultato: a febbraio Boniperti fu richiamato in fretta e furia, non ci qualificammo nemmeno per le coppe e Maifredi venne cacciato a fine stagione, richiamando addirittura il Trap…
Da vecchio tifoso innamorato ma incazzoso, ho sempre osservato (pur non essendo un giornalista) ciò che accade nel mondo bianconero e credevo di sapere di Juve. So anche fare i conti, e chi sa fare i conti sa che il prodotto Juve va reso ancora più appetibile e non ridimensionato (nemmeno nei nomi, perché contano anche quelli), date le ambizioni in campo e fuori dal campo. Stavolta ci ho capito poco o nulla.
La Juventus ha ampiamente dimostrato in questi anni di sapere quello che fa o non fa, e perché lo fa o non lo fa. Nello specifico, sappiamo bene che, prima di lasciar andare un vincente come Allegri (tra l’altro, perfetto dal punto di vista della comunicazione), occorre avere la certezza che al suo posto arrivi non chiunque, ma qualcuno che abbia come minimo il suo stesso appeal. Avevo detto in diverse occasioni che, se la Juventus avesse scelto in funzione degli aspetti tecnici (in sostanza, della presunta qualità del gioco, del bel gioco) ne sarei rimasto davvero molto deluso. Bene, è andata proprio così: Sarri sarà il nostro allenatore e (obtorto collo) tiferemo per lui. Come abbiamo fatto per Allegri e prima per Conte. E anche per quelli scarsi. Esattamente come per la maglia: quella attuale non c’entra nulla con la Juve ed è decisamente brutta, ma la tifiamo lo stesso. Perché tifiamo per la Juve e non per i nomi dei giocatori o degli allenatori o per i simboli.
Qualcuno dice che è la Juventus a far grandi gli allenatori e non viceversa, e cita i nomi di Conte, Lippi, Trapattoni, Picchi…
Nel ’70 l’arrivo di Picchi (e Vycpalek) fa seguito a un triennio di mediocrità, con perfino un esonero in corsa (Carniglia), e avviene comunque in conseguenza di un periodo deludente, con un solo scudetto conquistato in 9 anni. Nel ’76 Trapattoni arriva dopo che la fortissima Juve di Parola ha buttato via un campionato già vinto, regalandolo al Toro, cosa non graditissima nella capitale sabauda. Nel ’94 Lippi arriva dopo 9 anni senza scudetti, anni al limite del ridicolo (pur avendo in squadra Baggio e Vialli), parzialmente salvati solo da Zoff e dal ritorno di Trapattoni. Nel 2011 Conte arriva alla Juve alla fine del primo anno di Agnelli, dopo gli anni bui del dopo-calciopoli e gli ormai famosi settimi posti.
Ho sempre pensato, e la storia della Juventus lo dimostra, che si possano e si debbano fare esperimenti e/o scommesse quando si è in un periodo interlocutorio, in sostanza quando non si rischia nulla, quando non si ha nulla da perdere. Non certo nel momento migliore della propria storia.
Il nuovo allenatore ora arriva dopo un filotto di scudetti senza eguali nella storia del calcio, dopo 16 trofei vinti in 8 anni, con in squadra il giocatore più importante al mondo (purtroppo a fine carriera), in una società che ha quasi quadruplicato i suoi fatturati in 7-8 anni, e che ha effettuato investimenti strutturali importanti, con l’obiettivo di primeggiare a lungo in Italia e di restare al vertice in Europa e nel mondo. Una roba del genere non va affidata né a un giovane di belle speranze né a qualcuno non abituato a ragionare da vincente.
Inoltre, l’allenatore della Juve (date le pressioni interne e esterne alle quali viene sottoposto) non può proprio essere uno qualsiasi. Ci vogliono le spalle grosse per reggere le pressioni, e occorre una qualità di atteggiamenti e comportamenti, in campo e fuori, che non tutti possono garantire. Ma questo alla Juventus dovrebbero saperlo benissimo. E poi, la considerazione di base: mica vorremo pensare che chi ha sempre vinto negli ultimi 8 anni e ha tesserato CR7 si accontenti di un allenatore qualsiasi, o che addirittura non abbia già fatto le sue scelte per tempo? A quanto pare, invece, è andata davvero così.
Non ho mai pensato che Sarri non sia un buon allenatore. Ma non mi sembra abbia nulla di ciò che ci serve oggi e per il futuro. Semplicemente, trovo che non c’entri nulla con la Juve… o almeno, con quello che credevo fosse, o volesse diventare, la Juventus. Per me, è certamente un buon allenatore, ma non credo che ci servisse un buon allenatore: ce l’avevamo, ed era pure un vincente. Precisando che l’allenatore conta al massimo per il 20-30% del risultato.
Parlando del passato, ho sempre trovato Sarri, quando era nostro avversario, poco efficace nella gestione della squadra anche dal punto di vista motivazionale. Oltre che odioso negli atteggiamenti e nei comportamenti. La costruzione degli alibi (spesso anche preventivi) per i giocatori e la squadra: i posticipi e gli anticipi, gli arbitri e i rigori, le coppe e il calendario, il fatturato e il palazzo, i palloni invernali e il terreno umido, gli orari e la penombra, le feste di Natale e gli scudetti persi in hotel, etc. Tutta roba da dimenticare, roba che ora è necessario dimenticare. Sinceramente, vorrei riuscire a superare anche i discorsi sui suoi modi. Lo stile, gli atteggiamenti poco eleganti in conferenza stampa, la tuta, il dito medio rivolto ai tifosi bianconeri, gli insulti a colleghi e giornaliste, le insinuazioni sul potere juventino e via dicendo… Ce la farò, forse.
A gennaio 2017 la Juventus ha presentato non un nuovo logo, ma una nuova epoca. Un’azienda, non più solo una squadra di calcio ma un brand che vuole primeggiare a livello mondiale, in campo e fuori dal campo. Che vuole ottenere un aumento importante anche del fatturato derivante dal marketing (partner, sponsor, merchandising) e attività diversificate. Progetti ambiziosi, da leader: ci si struttura per conquistare il mondo.
Quindi la Continassa, con la nuova sede, il JHotel, il JVillage, etc. La nascita della JWomen. Poco più di un anno fa, la divisa a banda larga. La creazione della Under23. Poi il clou: quasi un anno fa, l’arrivo di Cristiano Ronaldo. Qualche mese fa, le nuove maglie senza strisce. Tutte scelte importanti, a volte anche impopolari e discutibili, ma con una precisa logica per il brand: crescita internazionale, mercati da conquistare.
E ora… si sceglie di affidare tutto questo a un non vincente. Con quale obiettivo, quello del bel gioco? Inspiegabile. Per me e per la mia idea (evidentemente sbagliata) di Juve, inaccettabile.
Un breve riepilogo dei risultati ottenuti in campionato dalle squadre di Sarri negli ultimi 5 anni (prima allenava in serie minori):
– 14/15: 15° in A con l’Empoli;
– 15/16: 2° in A con il Napoli;
– 16/17: 3° in A con il Napoli;
– 17/18: 2° in A con il Napoli;
– 18/19: 3° in PL con il Chelsea.
Ma Sarri ha vinto la EL con il Chelsea. Certo ma, per vincerla, bisogna giocarla. L’Europa League non è la vecchia coppa Uefa, non c’entra nulla. In coppa Uefa andava chi era arrivato 2° o 3° nell’anno precedente: squadre incazzate che si erano rinforzate per provare a vincere il campionato successivo. Ecco, la finale di CL di quest’anno tra Liverpool e Tottenham (squadre che non avevano vinto il campionato) sarebbe stata una buona finale da coppa Uefa.
La CL di oggi è la somma tra coppa Campioni e coppa Uefa. La EL è la somma tra coppa Coppe e Intertoto: insomma, robetta. La attuale Europa League è la serie B della Champions League. Vale più o meno un quarto di finale di CL. Peraltro, per giocare la EL bisogna: o arrivare dal 5° posto in giù in campionato, o farsi buttar fuori ai gironi in CL. Trovo assai poco motivanti entrambe le ipotesi. Personalmente, preferisco non vincerla mai.
In realtà, non voglio criticare né la persona né l’allenatore: non ne ho il diritto e nemmeno le competenze. Ora bisognerebbe sperare nel mercato. Ma del mercato mi importa meno di zero. La Juve non ha mai fatto mercato in funzione dell’allenatore: alla Juve ognuno fa il suo mestiere.
Piuttosto, trovo che la gestione di questa vicenda da parte della Juventus sia stata discutibile. Hanno deciso di lasciar andare l’allenatore che avevano in casa, senza avere già l’alternativa in mano. Facendo poi una scelta in antitesi rispetto agli obiettivi dichiarati. Vuoi conquistare il mondo e ci metti un mese a prendere Sarri? Ammesso (e non concesso) che fosse quello l’obiettivo, avrebbero dovuto chiudere l’affare in mezza giornata: la clausola era ridicola per i mezzi della Juventus e non ci sarebbe stato motivo per tergiversare. In occasione dell’addio di Conte, 5 anni fa agirono in 12 ore. E agirono per il meglio, prendendo uno che era già un vincente. Stavolta, dopo aver cacciato il vincente, ci hanno messo un mese… per prendere un non vincente.
Inoltre, la contemporanea assenza di allenatori per under23 e Primavera faceva pensare a un progetto più complessivo… che portava evidentemente verso altri nomi. Le attese? Si dice che, fino a un paio di mesi prima, il nostro allenatore designato per il 2019/20 fosse Zidane. Una volta perso Zizou, grazie ai fenomeni del Real, che si erano fatti asfaltare in casa dagli olandesini, inducendo Florentino Perez a coprirlo di soldi purché tornasse… i nomi significativi per la Juve (per i criteri indicati prima) erano non più di 4 o 5, nell’ordine: Guardiola, Klopp, Deschamps, Mourinho, al limite Ancelotti.
Può essere che non ce l’abbiano fatta a raggiungere il vero obiettivo (tanto, non ce lo diranno mai). Ne conseguirebbe che non sono riusciti a essere all’altezza delle aspettative. Le loro stesse aspettative, eh… prima ancora delle nostre. Per me significa semplicemente che, come detto inizialmente, la mia idea di cosa sia (o di cosa voglia diventare) la Juve non corrisponde alla realtà. Sono semplicemente incazzato a morte, ma soprattutto con me stesso. Per aver probabilmente sovrastimato le capacità dei nostri dirigenti, per averli forse idealizzati. Colpa mia, devo prenderne atto e limitarmi a tifare. Lo farò.
Qualcuno ipotizza che il bilancio non consentisse alla Juventus di ingaggiare un allenatore come Guardiola. Al di là del fatto che il bilancio di quest’anno si chiuderà in passivo, ma con oltre 600 mln di fatturato, forse vale la pena di esaminare alcuni aspetti.
Nei mesi scorsi è stato definito (in anticipo sui tempi previsti) un nuovo contratto con Adidas, sponsor tecnico, da 51 mln/anno; è stata inoltre completata, e sottoscritta da investitori qualificati, l’emissione di un bond da 175 mln (anziché 150), al tasso del 3,375% (anziché 3,5%).
In linea teorica, ci si potrebbero aspettare altri due eventi, nei quali è previsto l’intervento del gruppo Exor. La ridefinizione del contratto con Jeep, main sponsor, a cifre in linea con il mercato attuale; un eventuale (e, a parer mio, auspicabile) aumento di capitale, ricordando che ca. il 64% dello stesso è di Exor.
Le condizioni sono (sarebbero) ideali. Il momento sarebbe perfetto, con il titolo inserito nell’indice di borsa, la società sana con la giusta solidità patrimoniale, una proprietà stabile (96 anni), il prestigio internazionale in aumento, gli investitori pronti (molti sono rimasti fuori dall’emissione del bond), le strategie chiare (o almeno, così sembrava), 8 scudetti consecutivi, CR7 in rosa, una ragionevole aspettativa di vittorie internazionali, la crescita esponenziale nei nuovi mercati, etc.
Boniperti dice: “Vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta“. Ed è il nostro motto.
Sarri dice: “Il concetto di vittoria a ogni costo annebbia le menti, non si può essere scontenti di un secondo posto“. Ed è la sua storia, finora.
Buon lavoro e in bocca al lupo, mister. L’eredità è davvero pesante e complicata.
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