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Sassuolo-Juve 0-3 e altri racconti

Il calcio è strano.
È la sua bellezza, il fascino di non sapere mai come potrà finire una partita anche quando le forze in campo non sono distribuite equamente. Anche quando si gioca un testa-coda fra prima e ultima in classifica può sempre capitare la giornata storta del campione e quella perfetta agli altri e non va a finire come dovrebbe.

Il calcio è strano.
Contro il Parma la Juve sforna decine di azioni, 3 gol, 2 pali, un rigore non dato e un altro giustamente tolto, squadra avversaria dominata per gran parte della partita ma alla fine finisce 3-3. La settimana successiva incontri il Sassuolo, dopo un minuto rischi una prima “cappella” e solo un grandissimo intervento del portiere evita la frittata (e un arbitro incredibilmente lucido anche dopo il richiamo del VAR); riesci ad andare in vantaggio grazie a un rinvio errato del portiere avversario ma rischi una seconda volta fornendo a Berardi un pallone da calciare nella porta sguarnita ma che l’avversario calcia a lato! Vai sul 2-0 con un colpo di testa su corner, evento più unico che raro quest’anno, poi fai pure il 3-0 (con una fantastica azione e uno splendido tiro di Emre Can) e porti a casa un risultato rotondo dopo una prestazione sicuramente peggiore di quella di 8 giorni prima, per quanto concerne il reparto avanzato.

Il calcio è strano, appunto, ma anche i tifosi non se la passano molto bene…
Già, perché queste osservazioni aprono tutta una serie di riflessioni sull’argomento che tiene in vita il dibattito tra calciofili, juventini e non, in questi tempi in cui invece la competizione in campionato è già morta e quasi sepolta a nemmeno metà febbraio.
La domanda è semplice ma, a quanto pare, non troppo retorica: preferite una partita divertente, in cui costruiamo molto ma prestiamo il fianco alle ripartenze avversarie o una in cui è necessario, per restare a quella di ieri, far marcare il regista del Sassuolo al nostro trequartista, serrare i ranghi per restare più coperti e provare a far gol con meno azioni?
(Il primo che risponde di voler vincere con tante azioni senza rischiare nulla vince il “Graziearcazzo d’oro” offerto dallo sponsor).

Il calcio è strano, ma anche un po’ stronzo.
Perché nella settimana in cui la Juve fa questo genere di cose, uno dei totem del “bel gioco” finisce col prenderne 6 in una volta sola. Perché se sei al Chelsea e pensi di riprodurre lo stesso canovaccio di Empoli e Napoli, far giocare sempre gli stessi, il risultato è sotto gli occhi di tutti: lo spogliatoio ti si ritorce contro, crei malumori anche nei titolari, la squadra va allo sbando e il patatrac è servito.
Ora devo unire anche i puntini o il disegnino è già bello che chiaro?

Vada per la prima, voglio essere generoso.
Massimiliano Allegri ha a disposizione una rosa molto competitiva ma deve portare a termine una stagione cercando di arrivare in fondo a tutte le competizioni. Trovare l’alchimia in tutto questo non è facile; lo dice la storia del calcio, lo dice la stagione di Sarri (come quelle al Napoli) così come lo racconta quella dei 102 punti e una finale di Europa League buttata nel cesso per conseguire il suddetto record, lo dice ogni appassionato con un briciolo di onestà intellettuale e conoscenza, appunto, della storia. Non esiste squadra al mondo che giochi magnificamente per tutti e 9 i mesi della stagione, soprattutto quelle che competono per le coppe europee fino ai turni finali.

E, visto il livello del dibattito, tocca anche scrivere per completezza alcune banalità: né Allegri né Zidane né Guardiola sono immuni da errori così come anche i calciatori hanno i loro alti e bassi, i picchi di forma o i loro problemi personali. Anche solo uno di questi dettagli può mandare a puttane una partita, una competizione, una stagione.

C’è un solo aspetto su cui concordo con chi definisce deficitaria la gestione di Allegri, teoria alquanto bislacca ma facciamocela piacere, ed è l’aspetto fisico. L’ho anche detto l’anno scorso di questi tempi, quando i carichi di preparazione invernale non portarono agli effetti sperati in primavera e, insieme a serate non all’altezza sia del mister che di alcuni giocatori, ci videro soffrire nel finale di stagione con la cocente eliminazione in Champions a causa di una scellerata partita di andata e la sconfitta casalinga col Napoli che poteva costarci lo scudetto, riportato a Torino dal misterioso personale di un albergo di Firenze e dal mancato secondo giallo a Pjanic (a proposito di teorie bislacche…).

Vedremo quest’anno, il giorno del “redde rationem” si avvicina e tutti non vediamo l’ora di poter dire: “Visto? Io l’avevo detto!”

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