Un tweet di Marchisio riferito alla telecronaca Rai di Inter-Juve andata in onda mercoledì scorso ha scatenato la solita ridda di polemiche all’italiana, sempre incardinata sul solito copione: scatenare l’inferno mediatico sul particolare in modo da distogliere l’attenzione dalla visione generale. Quando Sabina Guzzanti coniò, a proposito di questa tecnica mediatica, la definizione “armi di distrazione di massa” mai avrebbe pensato che persino la sezione sportiva di mamma Rai imparasse così bene la lezione. Usigrai e RaiSport hanno inscenato un’assurda levata di scudi contro il centrocampista bianconero pur di non occuparsi dell’atavica faziosità e incompetenza che regna dalle parti di Saxa Rubra, nella palazzina G1 specialmente.
Come se non bastasse, fatte salve pochissime eccezioni, il resto della casta è venuto in soccorso del povero telecronista oggetto di dileggio da parte del solito giocatore maleducato e scorretto. C’è chi ha usato la stessa piattaforma social, con risultati grotteschi, chi la tv e i giornali. E poi c’è Xavier Jacobelli che, in un pesante editoriale, lancia in resta, si è prodotto in un “Elogio di Cerqueti” da far impallidire il famoso scritto omologo di Erasmo da Rotterdam!
Il buon Xavier parla di “deriva tifoidea”, “leoni da tastiera” e, soprattutto, “zelanti Zeloti” riferendosi a tutti quei tifosi che, sin dalla serata di mercoledì, hanno espresso sui democraticissimi social network tutto il loro disappunto per l’indegno servizio offerto dalla televisione pubblica, e non solo dal telecronista. Lascio ai miei colleghi del “MalaVista Social Club” l’esposizione di tutto il variegato mondo venuto allo scoperto in questi giorni, a me interessa soprattutto l’appellativo di “zelante Zelota” usato dal direttore Jacobelli.
Approfondiamo, allora: quello degli Zeloti era un movimento rivoluzionario della Giudea che si opponeva alla dominazione romana nel I sec. d.c. Facinorosi e violenti, erano dediti all’ardente osservanza della Legge toranica e alla rivolta politica contro quella che, giustamente, consideravano un’occupazione tirannica della propria terra. Fanatismo e integralismo che, col tempo, hanno contribuito a dare un’accezione negativa all’aggettivo derivato dal nome di questa setta politica.
Mentre approfondivo i miei ricordi catechetici sul movimento zelota mi sovveniva un altro appellativo usato nei confronti di noi tifosi più accaniti, più integralisti, più rompiballe per dirla terra terra: quella di “rancorosi, barboni, tifosi di serie C” usata dall’ex Presidente Giovanni Cobolli Gigli verso quella parte di tifoseria che si ostinava a chiedere giustizia per la farsa del 2006. Per non parlare dell’appellativo di “sbirraglia moggiana” coniato da un giornalista stipendiato da una testata che, nel 2006, aveva lei interpretato la parte dello sbirro.
Lungi da me voler invocare una deriva violenta del tifo, ma l’appellativo di “zelante Zelota”, per quello che mi ha richiamato alla memoria, comincia quasi a piacermi. Perché, caro Direttore Jacobelli, ogni qualvolta un professionista pagato profumatamente (per di più con capitali pubblici) non presenta equilibrio nel giudizio, o preparazione e competenza nel suo lavoro, può star tranquillo che troverà sempre un’accolita di rancorosi (cit. Vinicio Capossela) e zelanti Zeloti a formare una sbirraglia a difesa di una passione chiamata Juventus.
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