Nel lontano 1956, da un’idea di Ramón Sánchez Pizjuán, vennero gettate le basi per l’edificazione dello stadio che ospiterà, da quel giorno in avanti, le partite casalinghe del Sevilla Fútbol Club. Sempre nello stesso anno, però, l’avvocato spagnolo ideatore del progetto, nonchè presidente della squadra, venne a mancare ma il suo nome è ancora oggi scolpito nell’ingresso principale della struttura sportiva. Con Pizjuán nel ruolo di presidente, il Siviglia raggiunse per la prima volta nella sua storia la massima divisione spagnola. Era la stagione 1933/34 e sopra i cieli spagnoli, compresi quindi quelli andalusi, si iniziavano ad addensare, in maniera sempre più pericolosa, le nubi minacciose della guerra civile che sboccierà di lì a qualche anno. Sotto la presidenza dell’avvocato, la squadra vincerà la sua unica Liga nel campionato 1945/1946 e tre Coppe di Spagna (1935, 1939 e 1948).
Dopo la morte di Pizjuán, il Sevilla Fútbol Club iniziò un periodo non proprio esaltante della sua storia con salvezze miracolose alternate a retrocessioni, e permanenze più o meno lunghe in segunda division. Parentesi anonima anche quella di Diego Armando Maradona con la maglia biancorossa: dopo i suoi anni all’ombra del Vesuvio, il campione argentino rimase in Andalusia una sola stagione (1992/93) nonostante in panchina ci fosse proprio quel Carlos Bilardo che El Pibe de Oro portò sul tetto del mondo nel 1986 in Messico.
L’avvento del nuovo secolo (e millennio) è sicuramente il periodo più roseo nella storia del club andaluso. Dopo l’ennesima risalita dalla seconda divisione, il Siviglia ha vinto altre due Coppe di Spagna e ben quattro coppe Uefa: le prime due consecutivamente nelle edizioni 2005/06 e 2006/07, mentre le altre due, sempre consecutivamente (2013/14 e 2014/15), nella nuova veste di Europa League. I biancorossi detengono il record di Coppe Uefa messe in bacheca. A questi trofei vanno aggiunte una Supercoppa di Spagna nel 2007 e la Supercoppa Europea nel 2006. Gli ultimi due titoli europei sono stati ottenuti sotto la guida del mentore spagnolo Unai Emery che è anche l’allenatore attuale della squadra. L’Europa League del 2014, ha visto gli andalusi trionfare ai rigori, usufruendo anche dell’egida di Bela Guttman, proprio allo Juventus Stadium, con i bianconeri, eliminati in semifinale dai lusitani del Benfica, assenti ingiustificati.
La Juve sbarca per la prima volta sulle rive del fiume Guadalquivir per mettere l’ultimo tassello a questo fantastico puzzle che è stato il nostro girone eliminatorio di Champions League. Lasciandosi al momento alle spalle la nebbia ed il freddo di Torino, i bianconeri troveranno in Andalusia, probabilmente, tutto un altro clima, mediterraneo, dove l’influenza delle correnti oceaniche garantisce quasi sempre inverni miti ed estati calde. Il primo posto nel girone (ottenibile anche con un pareggio) garantirebbe invece alla Juve la possibilità di chiudere davanti a tutte le altre ed escludere, nel prossimo sorteggio, gli avversari più temibili. Le trasferte spagnole, però, nascondono alla Juve e non solo, sempre più di un’insidia e, anche se il divario tecnico è completamente differente, fare risultato in certi campi non è mai facile. La storia recente delle sfide al Calderon di Madrid o al Riasor di La Coruna sono ricordi bene impressi nella mente di noi tifosi. Proprio come fece Scipione l’Africano nel 206 a.C., nella seconda guerra punica, toccherà alla Juve conquistare Siviglia, questa volta però battagliando per novanta minuti nello stadio Ramón Sánchez Pizjuán. L’avversario non saranno i Cartaginesi di Asdrubale ma una squadra affamata che tenterà in tutti i modi di continuare a restare in Europa (ma nella competizione meno affascinante) per tentare la rincorsa alla storica terza Europa League consecutiva. L’ex Llorente, il mai amato Immobile e compagni proveranno a guastare la festa ai ragazzi di Allegri che, consapevoli dei propri mezzi, sanno già che non possono farsi sfuggire un’occasione così ghiotta.
Sulle scelte di formazione, considerato il forfait all’ultimo di Mandzukic, è probabile l’impiego dal primo minuto di Alvaro Morata che torna a giocare nella sua Spagna dopo che l’ultima volta aveva zittito tutti i suoi ex tifosi allo stadio Santiago Bernabeu. L’utilizzo dello spagnolo è il tema attuale nel dibattito mediatico: panchinato per diverse partite consecutive dal mister, comprese le affascinanti quanto delicate sfide con Milan e Manchester City, l’ex canterano del Real Madrid ha indossato per l’ultima volta la maglia da titolare nella trasferta vittoriosa di Empoli. Sicuramente un po’ poco per un ragazzo che è stato il più decisivo della Juve nella fase ad eliminazione diretta dell’ultima Champions League. Va dato però adito ad Allegri di aver (sembra) trovato la giusta quadratura alla squadra e continuare a cambiare l’undici titolare sarebbe controproducente quanto rischioso. Le chances per far tornare Morata ai livelli della scorsa annata non tarderanno ad arrivare e sono sicuro che lui si farà trovare (nuovamente) prontissimo.
L’unico precedente tra Juve e Siviglia è la sfida di andata allo Juventus Stadium dove proprio Morata e Zaza (chissà che non verranno schierati titolari proprio loro due) piegarono le flebili resistenze degli spagnoli.
Fino alla fine….ed anche oltre!
Forza Juve!