La Juventus ha dominato una partita che non ha vinto, come contro l’Udinese e, in misura minore, il Chievo. Tutte e 3 le partite casalinghe hanno portato la miseria di 2 soli punti. Il Frosinone, poi, è davvero poca cosa soprattutto ora che ancora deve capire la differenza tra la serie cadetta e la A.
Dopo la prestazione di ieri è sempre più palese che la Juve abbia una rosa ben attrezzata in ogni reparto ma con due grossi problemi: l’età dei giocatori ora arruolabili (in questo frangente di stagione è un problema, ahimè) e la freddezza sotto porta. Venuti a mancare Marchisio, Kedhira, Morata e Manzukic il pallino del gioco è rimasto in mano, dal centrocampo in su, a Pogba, Pereyra, Sturaro, Zaza, Lemina, Alex Sandro (il più grande di questi ha 24 anni) e Cuadrado. Il colombiano ha superato in dribbling chi gli si poneva davanti per tutta la partita con una serialità disarmante, ma se in squadra hai un giocatore così e non occupi l’area con quanti più giocatori possibile è difficile che tutto quel bendidio frutti in termini di reti segnate. Ieri sera invece, mentre Cuadrado si apprestava a saltare l’uomo, l’area del Frosinone era spesso desolatamente vuota perché i compagni o venivano incontro a offrire una linea di passaggio o aspettavano di inserirsi dal lato opposto. Nessuno andava a cercare l’occasione in area, nemmeno Zaza che anzi soggiornava spesso al limite, nel punto dove poi ha si segnato, ma solo grazie alla deviazione di Blanchard su un tiro tutt’altro che irresistibile. Anche i cross di Alex Sandro, passaggi finalmente degni di questo nome, risultano alla fine sterili per lo stesso motivo. Non è un caso che l’unica partita vinta con una percentuale alta di realizzazione sulle occasioni create è quella in cui hanno giocato sia Mandzukic che Morata, gente che vede la porta e, soprattutto, la trova.
Veniamo ad Allegri che, dopo la sbandata di Roma e l’infatuazione per Padoin, ritorna a fare “lo chef che presenta sempre dei bei menu” (Evra dixit). Visto il primo tempo in cui non si riusciva ad essere incisivi effettua due cambi nell’intervallo che orientano maggiormente la partita. Se da un lato si copre con la difesa a 3 inserendo Chiellini, dall’altro inserisce Dybala per un centrocampista schierando una formazione con molti giocatori abili più ad offendere che a difendere. Il 2° tempo, infatti, è un monologo ininterrotto della Juve che trova il gol ma spreca l’impossibile, pur senza lasciare spazio alle ripartenze del Frosinone. L’ingresso di Dybala affiancato a Zaza lasciava molte speranze sul fatto di riuscire ad inquadrare lo specchio, invece abbiamo assistito a tanti tentativi personali, suoi e degli altri, e nemmeno ben riusciti. Al 92′ la classica beffa finale su una ingenuità difensiva, e non mi riferisco solo alla solitudine con cui lasciamo colpire Blanchard ma, come ha fatto notare Allegri, a tutta la gestione della palla nei minuti finali. Ci si è comportati come se la vittoria fosse ormai solo una questione di orologio, un errore che nel calcio paghi molto spesso; eppure continua ad accadere soprattutto quando in campo hai gente poco abituata a soffrire e lottare col coltello tra i denti fino al triplice fischio.
L’errore che può fare ora l’ambiente juventino è quello di abbattersi e smettere di incitare questa squadra o, addirittura, chiedere l’esonero di Allegri (!!!) come ho letto da qualche parte. Dobbiamo sperare di recuperare al meglio gli infortunati e che le scorie di una preparazione atletica sbagliata o frettolosa siano terminate, perché questa rosa ha i mezzi per fare bene anche quest’anno. I 10 punti di ritardo già accumulati dall’attuale capolista sono tanti e, continuando l’Inter a tenere questa solidità difensiva, difficili da recuperare; tuttavia non si scorgono all’orizzonte nubi talmente nere da cominciare già fin d’ora ad aprire gli ombrelli.