Calma, ragazzi. Siamo ad Halloween, mica a carnevale! Al massimo si va in giro come sciocchi a raccogliere caramelle, per le montagne russe c’è tempo fino a febbraio. Festa di nessuna tradizione la prima, festa di insulsa sfrenatezza l’altra. Eppure a guardare le prestazioni della Juventus in Coppa, pare di essere sballottati tra i dolcetti (pochissimi), gli scherzetti (talvolta da… prete) e i sali e scendi di un baraccone.
Partorisco questa riflessione mentre un occhio si apre in attesa della sveglia, simil sirena della Suretè. Dell’altro occhio non ho notizie, si rifiuta di collaborare. In tutta franchezza l’umore si accosta meglio al lobo oculare serrato, in uno sforzo estremo di non volere vedere la deludente realtà.
Oggi la Vecchia Signora colleziona 120 candeline. Chissà se a qualcuno negli spogliatoi dell’Alvalade è venuto in mente di ricordarlo alla truppa, prima del “rompete le righe”, così da aggiungere un poco di vergogna ulteriore a quella già accumulata sul campo? Non si fa così, con una Signora! Non si fa così, con gli spasimanti che oggi, invece di auguri, raccolgono cocci!
Siccome Halloween, la vera veglia notturna di anglosassone usanza, non quella accozzaglia di ignoranza e cialtroneria che va in onda alle nostre latitudini, affonda le origini nel culto dei morti, sono in piena coerenza con la ricerca dei cadaveri ambulanti in terra lusitana, provocatoriamente con addosso i colori di Torino. Altro affronto che, da torinese, non tollero.
Incomincio da Buffon che, fuori dai denti una volta per tutti, non blocca un pallone che sia uno da almeno 3 anni e che a Bruno Cesar serve un assist da trequartista sopraffino. Domanda: perché Gigi da tempo immemore non è più padrone dell’area piccola? Se smetterà a fine stagione sarà per sopravvenuta “fine corsa”, non certo per volere della società.
La Sciarelli ha da tempo alzato bandiera bianca: di Alex Sandro si sono perse le tracce e non ci sono nemmeno indizi a cui attaccarsi. Almeno una parvenza di vita, nulla di nulla, desaparecido.
Già il centrocampo per scelta tecnica ha la consistenza dei sogni (cit. Shakespeare), se poi i suoi inquilini sono in cerca di dolcetti, vestiti da mummie, quando mai arriverà una palla a quelli più avanti? Khedira, amico mio, sei quello di Udine o quello di Lisbona? Questo è il tormentone che ti seguirà da oggi in avanti, sempre ammesso che si sia trattato dello stesso giocatore.
Da oggi in avanti, prima di fare la formazione il mister farà a Pjanic il test della volontà. Miralem, o Miralem, hai voglia di giocare o no? Sì, mister. No, mister. E di conseguenza Allegri scriverà gli 11.
Se Del Piero fu affiancato al gusto rinascimentale (ricordate Pinturicchio da Perugia?), Dybala oscilla tra la reincarnazione del frivolo rococò e l’orpello decorativo del liberty. La concretezza è optional: se c’è, bene, altrimenti sarà per la prossima volta. Se penso al Sassuolo, mi viene in mente Proust: alla ricerca del tempo perduto e forse si va perdendo anche la stoffa del fuoriclasse.
In mezzo alla “Sturmtruppen” del 1° tempo, De Sciglio si erge al livello di buon giocatore. Cuadrado non ci capisce niente, lui abituato a correre e a non chiedersi perché. Higuaín sfoglia la margherita: mi arriva un pallone, non mi arriva un pallone.
E pensare che basta poco. Si chiude lo Sporting, squadra famosa e importante soprattutto per le righe orizzontali, nella metà campo e la si martella finché scoppia. Ma correndo, raddoppiando, infilandosi negli spazi, calciando alle ortiche la supponenza e la spocchia.
Perché il Pipita, una volta buttata via la margherita “spetalata”, ha il tempo di indicare a Cuadrado dove mettergli la palla e il gioco è fatto. Semplice, ma ci vogliono 78 minuti. Da vergognarsi.
Ci siamo complicati la vita, come al solito, sennò che gusto c’è? Vincere a Lisbona voleva dire qualificazione, non solo. Il Barça, pareggiando in Grecia, ci aveva consegnato la possibilità del 1° posto nel girone da dirimere alla prossima partita. Non solo, ma soprattutto si metteva bene per la gestione degli impegni in campionato.
Invece siamo qui a pregare i santi del Paradiso. Quelli che hanno assistito alla riunione di ragazzi del D’Azeglio su quella panchina di Corso Re Umberto all’angolo di corso Vittorio Emanuele II° e che l’hanno benedetta con la loro protezione (la riunione, non la panchina!). Per la squadra scombiccherata di ieri sera, nessuna attenuante, ma almeno siamo tornati alle nostre tradizioni sane e serie, in barba allo stupidume travestito da improbabili zombies.
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