

Quante volte ci siamo ritrovati a valutare un calciatore, soprattutto un attaccante, per il numero di goal che fa durante la stagione? Praticamente sempre. E noi lo abbiamo anche avuto in squadra uno che andava valutato proprio per le reti che metteva a segno, David Trezeguet. Ma il calcio si è evoluto e adesso è difficile vedere attaccanti col solo scopo di mettere la palla in rete; l’attaccante oggi deve aiutare la squadra, deve partecipare alla manovra, come se fosse un centrocampista che gioca in una posizione più avanzata del terreno di gioco. Con Conte, ad esempio, abbiamo tutti avuto un’idea più chiara su cosa si intende per attaccante moderno: non più un calciatore “fermo” in attesa del pallone buono e del momento opportuno per sfruttare il lavoro che i compagni hanno fatto per lui, ma un attaccante sempre mobile, integrato al 100% sia in fase di possesso che in fase di non possesso, con un lavoro tattico intelligente, con la grinta nel voler recuperare il pallone di un centrocampista e che come primo obiettivo abbia quello di aiutare la squadra e i propri compagni e non quello di tirare in porta il prima possibile. Un attaccante perfetto per un esempio di questo genere lo abbiamo in rosa e neanche a dirlo il suo nome è Carlos Alberto Tevez, argentino classe ‘84.
Proprio di recente, infatti, analizzando delle statistiche specifiche, Tevez si è collocato al primo posto, staccando tutti, nella classifica IVG stilata dalla Lega, il cui scopo è proprio quello di determinare il contributo che un calciatore riesce ad apportare alla propria squadra in qualsiasi contesto. Non solo quindi presi in considerazione i goal e gli assist effettuati per i compagni, ma il compito totale che un calciatore (difensore, centrocampista o attaccante) deve svolgere in campo, in qualsiasi tipo di condizione.
Proprio così, il compito totale che si deve svolgere in campo e che, purtroppo ancora, molti ignorano e riassumono in maniera assolutamente sbagliata in “goal fatti” quanto riguarda un attaccante. Se infatti Tevez è dietro solo a Giuseppe Rossi nella classifica dei marcatori in Serie A – ma avendo calciato solamente un rigore – e ciò gli viene ampiamente riconosciuto, è anche vero che in Champions League da un punto di vista realizzativo ha faticato non poco, non riuscendo a mettere nemmeno una volta il pallone in rete. Questa situazione non ha fatto altro che alimentare un’idea che si ritira fuori fin troppo spesso: “In Europa non è decisivo”; un po’ come (erroneamente) lo si è detto di Ibrahimovic, o addirittura con la nostra Juventus che a detta di molti (…) “Non ha un gioco europeo”. Chi prova a entrare di più all’interno di certi ragionamenti che descrivono un calcio più globale e che non comprendano esclusivamente i lati realizzativi di un calciatore o di una squadra, può tranquillamente dedurne che queste sono leggende metropolitane. Per quale motivo, infatti, un calciatore che a oggi è forse il più decisivo della Juventus in Serie A quando gioca in Champions League dovrebbe diventare un calciatore normale o persino deludente? Psicologia? Livello degli avversari?
La verità è, ripetiamolo, che alla maggioranza dei tifosi importa osservare il tabellino finale di una partita e su quel tabellino vuole vedere il nome di un attaccante sotto la voce “Marcatori”, altrimenti la “logica” conseguenza è che se Tevez in Champions League fa 0 goal è un calciatore che in Europa fa molta fatica a essere decisivo. A un tratto, alla fine dei gironi di Champions League tutti immediatamente hanno dimenticato quanti pericoli Tevez abbia creato, quanti palloni utili abbia giocato, quanti movimenti sincronizzati per liberare i compagni abbia effettuato, quanti palloni abbia recuperato o addirittura quanti assist i suoi compagni abbiano sprecato.
Nell’ultimo sfortunato match col Galatasaray ad esempio, Carlos Tevez è stato il migliore in campo, addirittura forse l’unico che abbia capito come giocare su quel maledetto terreno. In entrambi i match con il Real Madrid è stato sempre tra i migliori, fornendo un pallone d’oro a Marchisio che non sfrutta l’occasione o addirittura sfornando l’assist a Pogba che si conquista il calcio di rigore. Se è possibile rimproverare qualcosa a questo giocatore, si deve andare molto indietro, sino alla partita iniziale col Copenaghen, dove miriadi di occasioni non furono sfruttate. Ma lì, più che con il calciatore argentino, bisognava prendersela con tutti, colpevoli di un primo tempo deludente e di un secondo tempo fatto con migliaia di errori in fase realizzativa.
Ritornando al campionato, invece, il bisogno di commentare e di mettere alla luce le prestazioni di Carlos Alberto Tevez è minimo. Il numero 10 bianconero è tranquillamente tra i calciatori più decisivi della Serie A e non a caso il più decisivo della Juventus insieme ad Arturo Vidal. Tevez infatti ha sempre fatto grandi prestazioni e se a volte lo abbiamo messo in secondo piano in alcune partite è solo perché nonostante prestazioni all’altezza, si è ritrovato oscurato da super prestazioni di gente come Vidal, Llorente e Pogba, gli assi di quest’annata insieme a lui. Se avesse segnato 4-5 goal, invece di 13, chi va ad analizzare più globalmente non cambia il giudizio sull’argentino, chi invece si ferma a guardare solo il numero di reti fatte, probabilmente il giudizio lo cambia in negativo. Quante volte si tende a esaltare un giocatore che ha segnato tanti goal, quando magari la metà delle segnature è arrivata direttamente su rigore (ogni riferimento a persone con la cresta, di pelle tendente allo scuro e bamboccione è puramente casuale)?
Infine, per marcare ancora di più quello che è stato scritto in precedenza, possiamo prendere in analisi i dati di alcune delle statistiche più importanti riguardanti Tevez in Serie A e in Champions League – opportunamente raccolti in un grafico che è possibile notare in basso – e confrontarli. Se andiamo a osservare con attenzione, Tevez in Serie A ha una media di 3,8 tiri per gara, ben 31,8 passaggi effettuati a partita con l’82,6% di precisione (bel dato vista la posizione avanzata in campo), 1,9 passaggi chiave e 1,1 tackle per match (dato che non raggiungono neanche tutti gli altri 5 attaccanti messi insieme). In Champions League, invece, il numero 10 presenta la stessa media di 3,8 tiri a gara, 37,3 passaggi a partita con l’84,4% di precisione, 2,8 passaggi chiave e 1,2 tackle a match. Tutti i dati sopra riportati, come è possibile vedere, hanno subito un incremento, che è anche significante, dimostrando come più che l’attaccante che deve segnare, in campo europeo abbia svolto il ruolo di chi deve aiutare ancora di più la squadra prendendosi maggiori responsabilità nella costruzione della manovra.
Per concludere, Tevez statisticamente ha anche fatto meglio in Champions League, avendo un boost prestazionale, o quantomeno si è confermato sui propri livelli; l’unico dato triste (bisogna ammetterlo), ma che non pregiudica le prestazioni in campo europeo di Carlos, è quello sotto la voce “Goal”. Ovviamente tutti ci auguriamo che possa sbloccarsi presto in Europa, e – con l’unico consiglio di osservare solo la prestazione fatta nei 90 minuti di gioco – visto che probabilmente giocherà giovedì contro il Trabzonspor (o Crabsonsport, per Conte) magari l’attesa non sarà così lunga.