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Tifo Juve: una zebra apolide

Assieme ad ameni epiteti quali “ladro” e “drogato”, ci si riferisce spesso al tifoso juventino definendolo “apolide”, ovviamente nell’accezione negativa del termine, senza un’identità sportiva e senza radici culturali, vista la diffusione capillare dei supporter bianconeri su tutto il territorio nazionale. Secondo le erudite menti che vanno propugnando le ragioni del “tifo localizzato”, parteggiare per la squadra a noi più vicina geograficamente fa parte del genius loci e dovrebbe essere indice non di mero amor di campanile ma di un malinteso senso civico applicato al calcio o di una qualche variante dell’integrità morale, come se da ciò dipendesse la difesa dell’onore della propria città. Insomma il dovere di ogni buon cittadino è in primis quello di tifare in modo onorevole (cari poggibonsesi rassegnatevi, con tutto il rispetto). Qualcuno è arrivato addirittura a parlare di tifo “contro natura” facendo riferimento ai bianconeri-napoletani e il commentatore-tifoso Raffaele Auriemma vorrebbe stracciare le carte di identità a queste persone, ritenute non meritevoli di essere napoletani. Un gesto che richiama con grande efficacia le più appassionate sceneggiate napoletane, con tanto di isso (l’eroe integerrimo, tifoso partenopeo), essa (la squadra da difendere, l’amato Napoli) e ‘o malamente (il cattivo, in questo caso juventino napoletano, quindi traditore).

Il tutto va contestualizzato nell’ambito di un paese, l’Italia appunto, in cui prima di essere tifosi a favore della propria squadra si è tifosi contro l’avversario. Ricordiamo brevemente un passo di una celebre intervista di Enzo Biagi a un altro Enzo, Ferrari (tifoso del Modena, precisiamolo), che riassume benissimo il quadro di povertà culturale (non solo a livello sportivo) entro il quale siamo, ahinoi, immersi fino al collo:

B. “Cosa c’è dietro al successo? Lunghe notti, tante prove, tante fatiche, tante delusioni?”

F. “Dietro al successo c’è qualcosa di terribile: gli italiani perdonano tutti, i ladri, gli assassini, i delinquenti di tutti i tipi, meno che il successo”.

Nella risposta di Enzo Ferrari si trova la chiave di lettura di quanto avviene quotidianamente a partire dagli “imparziali” studi RAI, passando per gli ultra professionali e patinati parterre di Sky, per discendere a precipizio in Mediaset (ma da quella parte almeno sappiamo aprioristicamente cosa aspettarci), senza trascurare la carta stampata e il web, oltre che il baretto di periferia, non sia mai. La Juventus è dunque la squadra più amata e la più odiata: un amore-odio che deriva solo ed esclusivamente dalle vittorie, perché più si vince più si è amati e allo stesso modo più si vince più si è odiati. In Italia così come all’estero, lo vedremo. Questo non avviene solo tra la gente comune ma, come abbiamo potuto constatare anche di recente, nelle suddette redazioni, senza distinzioni di sesso, razza, religione, età, estrazione sociale e chi più ne ha più ne metta. La differenza tra l’Italia e i Paesi stranieri è che all’estero l’odio è una cosa molto seria mentre da noi l’odio assume spesso forma e contenuti da operetta, il che in certi casi sarebbe anche un bene se non portasse all’esasperazione di chi non abbonda di materia grigia.

L’italiano medio è apolide?

Stando a quanto emerso da un sondaggio Demos-Coop pubblicato nel settembre 2015 da La Repubblica, il 40% degli italiani si definisce “tifoso” di una squadra di calcio e sempre secondo la stessa indagine il cuore di più di un tifoso su tre batte per la Vecchia Signora. Ci troviamo di fronte a numeri abbastanza attendibili e realistici rispetto alle cifre che siamo abituati a sentire: per intenderci, sembrano quantomeno esagerati 14 milioni di tifosi solo in Italia. Provando ad analizzare questi dati da un punto di vista “demografico”, possiamo dire che su una popolazione di circa 60 milioni di italiani, circa 24 milioni seguono il calcio tra cui vi sono circa 8,4 milioni di juventini, circa 4 milioni di interisti e circa 3,3 milioni di milanisti.

tifo-italia-juve

*Sondaggio Demos-Coop Settembre 2015

Le tre squadre più amate catalizzano i 2/3 dei tifosi in giro per lo stivale, con la Juventus a farla da padrone: se per ipotesi prendesse corpo la “fusione” tra Inter e Milan proposta da Mino Raiola qualche tempo fa, le due tifoserie unite non arriverebbero ad eguagliare, per numero, quella juventina. Le tre squadre più amate sono anche le “più apolidi”, nel senso che per numero di tifosi vanno ben oltre il potenziale bacino d’utenza rappresentato dalla popolazione della provincia di appartenenza. La Juventus deve dividere i 2,3 milioni di potenziali tifosi con il Torino mentre Inter e Milan si spartiscono una potenziale tifoseria di 3,2 milioni di abitanti. I numeri però rivelano come sia Juventus (comunque in misura molto maggiore) che Inter che Milan vadano a pescare anche altrove i propri fan, considerando che non tutti, come abbiamo visto in precedenza, seguono il calcio assiduamente.

UTENZA-TIFOSI-TROFEI

*Dato riferito alla provincia in cui ha sede la società espresso in milioni di abitanti. In alto il numero di trofei vinti.

Dalla quarta posizione in giù il dato si inverte, nel senso che Napoli, Roma, Lazio e Fiorentina non riescono a ottenere il massimo dal proprio bacino d’utenza. Il Napoli ci va molto vicino ma non è costretto a spartire i propri tifosi con un’altra squadra di alto livello, come invece succede alle due romane che però non raggiungono nemmeno il 50% del potenziale. È palese come “sacche” di tifosi juventini, milanisti e interisti si annidino ovunque e vadano a sottrarre potenziali “adepti” tanto a Napoli quanto a Roma, Lazio, Fiorentina e a tutte le altre squadre. A casa loro (cit.). Ma è altrettanto palese come questa non sia una fenomenologia legata solamente al tifo juventino e che trattandosi solo di una proiezione non tenga conto dei tifosi napoletani al nord, così come degli interisti al sud o dei milanisti al centro Italia.

In maniera molto banale possiamo affermare che il numero di tifosi dipende più dai trofei vinti che dalla popolazione di una determinata città. La Juventus anche in questo campo è avanti in maniera imbarazzante rispetto alle rivali, avendo conquistato 61 trofei contro i 47 del Milan ed i 38 dell’Inter. Molto staccate le altre con 47 trofei in quattro, di conseguenza con molti meno tifosi, con buona pace dei puristi di cui alla premessa.

La Vecchia Signora senza confini

Passando alla “più apolide” delle tifoserie, che poi è quella che vogliamo analizzare da un punto di vista statistico, è interessante cercare di individuare la provenienza di quegli 8,4 milioni di cuori bianconeri che palpitano da ogni dove e per fare questo abbiamo scelto un parametro abbastanza significativo come la presenza degli Juventus Club D.O.C. sulla penisola. Questo perché, assieme ai vari livelli di membership, l’iscrizione ad uno Juve Club costituisce il principale strumento di fidelizzazione ufficiale alla squadra bianconera. Con la differenza che reperire dati sulle membership è alquanto problematico, mentre per quanto riguarda i Club basta consultare il sito ufficiale del relativo centro di coordinamento.

Intanto gli Juventus Club D.O.C. sono riconosciuti da Juventus F.C. che dialoga con i soci attraverso il Centro di Coordinamento, inoltre non è immediata la procedura per la fondazione ed il mantenimento nel tempo dello status di Club D.O.C.: è necessario innanzitutto costituire un’associazione senza fini di lucro presso l’Agenzia delle Entrate competente per territorio, garantire un numero minimo di 100 associati per i Club italiani, 80 per gli europei e 30 per gli extra europei, nominare un Presidente (responsabile legale) e un referente per le comunicazioni, disporre di una sede sociale stabile (diversa dall’abitazione del presidente/referente). Per iscriversi è necessario versare una quota associativa annua prestabilita ed ogni Club inserisce i dati degli associati in una banca dati con divieto di associarsi a più di un Club D.O.C. È dunque uno strumento attendibile riferirsi al numero di club su base regionale proiettando il tutto su scala nazionale per arrivare alle nostre conclusioni.

infografica-tifo-juve-italia

* Dati emersi dall’incrocio del sondaggio Demos-Coop 2015 con la presenza di Juventus Club D.O.C. su base regionale ** Proiezione ottenuta in base alla percentuale di Club D.O.C. presenti per ogni regione rispetto al totale in Italia (388) *** Proiezione dei dati Demos-Coop 2015 rispetto al numero di Club D.O.C. presenti su base regionale

Su un totale di 475 Club D.O.C. in tutto il mondo abbiamo preso in considerazione i 388 in Italia: la prima carta tematica mostra la distribuzione dei club per singola regione e ci indica chiaramente come il serbatoio più capiente del tifo zebrato sia la Lombardia, con circa 1,1 milioni di tifosi juventini (pari al 13% del totale), seguita dal Piemonte (11%), dalla Sicilia (9%) e dalla Calabria (9%) – Juve in trasferta, Calabria deserta, do you know? – mentre le regioni meno calde risultano essere il Friuli (2 club) e la Valle D’Aosta (4 club).

Nella seconda carta tematica abbiamo cercato di rappresentare la passione per la Juventus, indicando il numero di club per abitante: qui la Valle D’Aosta si piazza sul gradino più alto del podio con un Club D.O.C. ogni 32.000 abitanti circa, seguita dalla Calabria, con un club ogni 56.000 abitanti e dal Molise con un club ogni 62.000 abitanti. Il fanalino di coda, anche in questo caso, è il Friuli con un club ogni 611.000 abitanti.

A livello di numero di Club D.O.C. il nord Italia prevale leggermente sul sud e le isole, più staccato il centro in cui sono però incluse meno regioni.

Apolidi anche all’estero?

Siamo tifosi apolidi? Forse sì. Certamente più di altri abbiamo estimatori in tutta Italia, indubbiamente per via dei trofei conquistati, così come accade in Spagna col Real Madrid (penserete mica che in Castiglia e Leon tifino tutti quanti per il Valladolid?) o in Inghilterra: sì perchè anche le squadre straniere più blasonate raccolgono fan da tutto il territorio nazionale, come mostra questa mappa interattiva realizzata dal sito FCBusiness che è stata ricavata dalle interazioni su Twitter dei tifosi inglesi.

Andando nel dettaglio relativo al Regno Unito possiamo notare come il tifo sia tutt’altro che frammentario: le aree in verde sono quelle in cui vi è una prevalenza di tifosi del Liverpool… ehi ma… un momento! Non mi direte che anche i tifosi dei Reds sono apolidi? Eh sì ragazzi, e anche quelli dello United (in rosso) non scherzano mica! Apolidi pure loro!!! Ma meno apolidi di quegli altri chiaramente. Così come quelli dell’Arsenal (in giallo). Forse perchè il Liverpool con 59 trofei ed il Manchester United con 61 sono anche le squadre più vincenti d’oltremanica e catalizzano l’attenzione di milioni di tifosi inglesi anche oltre le mura cittadine.

Tutto il mondo è paese. Se vincere vuol dire essere apolide allora speriamo di diventare ancora più apolidi, magari andando a rubare (altrimenti che gobbi saremmo) il cuore di tanti altri potenziali tifosi apolidi sparsi per il globo, perché, come disse Francesco Calvo qualche tempo fa “in Italia con 11 milioni di tifosi ci sono pochi margini di crescitae sarà quindi necessario promuovere il marchio Juventus in quei mercati di grande espansione (U.S.A., Asia) che, oltre a rendere la Juventus ulteriormente apolide, renderanno la Juventus molto più ricca.

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