Non poteva andare meglio. Dopo la tranvata piombata sulla Juventus al 91° di Champions solo 4 giorni fa, gli obiettivi da centrare erano 2, non impossibili, ma in una partita rognosa a prescindere come il derby della Mole. Lo dico da torinese, chi considera questa gara alla stregua di tutte le altre dimostra di avere poco a che fare col calcio italiano e con la sua storia.
Ebbene, obiettivi raggiunti entrambi. Buffon supera il record di imbattibilità, dovendo subire un rigore come si vedrà, portando a 974 i muniti complessivi ed appropriandosi a pieno diritto di una “perla” che lo consacra, se ce ne fosse stato ancora bisogno, il più grande portiere italiano di tutti i tempi.
Obiettivo numero 2 raggiunto con largo margine. Il tabellone dell’Olimpico marca il finale 1 a 4 che non lascia spazio alle discussioni. Finalmente settimane tranquille, dunque. Nemmeno per sogno, siamo italiani e la nostra Repubblica è fondata sul lavoro e sulla Juve che ruba.
Andiamo con ordine. 1° tempo con un’unica squadra in campo, il Toro ci prova, si sbatte, ma la Juventus fa la partita ed i gol. Pogba dimostra di avere studiato Pirlo con attenzione e scarica una pennellata nella stessa porta in cui Andrea aveva fatto altrettanto lo scorso anno. Verso la fine del tempo Khedira recupera una palla in mezzo al campo e guardato dalla difesa granata senza che nessuno intervenga, si presenta davanti a Padelli, freddandolo. 2 a 0 per la Juve che non fa una grinza.
Alla ripresa, Maxi Lopez rileva Immobile, mentre Morata aveva già rilevato Dybala. Infortuni ai flessori per i sostituiti. Polemiche tra juventini sul caso o meno di rischiare Paulo.
Il Toro sgomma e si va a procurare un rigore per un intervento di Alex Sandro su Bruno Peres. Non sembra che lo juventino tocchi direttamente il granata, ma l’arbitro assegna il penalty e onestamente manca l’ammonizione ad Alex Sandro, già ammonito. Belotti realizza e il Toro ci crede. Bonucci ammonito per proteste.
I granata cercano il pareggio e Maxi Lopez lo realizza, ma l’assistente segnala un fuorigioco che più millimetrico non si può. Rete annullata e si prega di non spingere, per protestare.
La Juve è concreta, Pogba in giornata di grazia tiene di potenza un pallone a trequarti di campo e poi serve deliziosamente Morata in area, che scavalca Padelli in uscita con un tiro chirurgico. È il 17° e la partita sembra finita, ma questo è il derby, bambole.
Il Toro rischia di riaprire i giochi su un tentativo di Maxi Lopez, respinto sulla linea da Rugani con un pizzico di fortuna (componente del calcio, nota per i rosiconi). Ma è la Juve che dilaga grazie a una punizione del solito Pogba, deviata in area e prontamente corretta in rete da Morata, per una doppietta di ben altro spessore rispetto a quella di Udine. Ci sarebbero gli estremi per un doppio giallo a Glik, per un fallo su Alex Sandro, ma sicuramente non se ne sarà accorto nessuno: Glik non ha la maglia di chi “ruba”.
Prima della fine, Khedira commette la leggerezza di rivolgersi non proprio amichevolmente in lingua inglese a Rizzoli, dimenticando che è un arbitro internazionale e si accomoda sotto la doccia anzitempo. Alla ripresa, dopo la sosta per le nazionali, Allegri avrà problemi di formazione non potendo contare su Alex Sandro, Bonucci e Khedira.
Che dire per concludere? Nulla cambia sotto il sole. Anche se preceduto da una serata atroce, densa di recriminazioni e rimpianti, la Juve fa suo il derby con un punteggio forse troppo severo visto dalla sponda opposta, ma che testimonia l’integrità mentale e morale della truppa bianconera, capace di reagire e di non perdere di vista l’obiettivo vero della stagione: il quinto scudetto consecutivo. In un pomeriggio soleggiato e foriero di primavera, la Juve manda un messaggio forte e chiaro al Napoli. A Torino si vince, stando o meno, in penombra.
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