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Tottenham – Juventus : La giostra di Wembley

Il calcio è strano e talvolta bellissimo.
La Juve è solo bellissima, anche quando pare brutta: mai fermarsi alle apparenze, mai stare troppo dietro ai dettagli insignificanti, soprattutto mai dare la Juventus per morta.
Anch’io faccio mea culpa per stasera: lo ammetto, ero convinto fosse davvero finita, avevo perso la speranza, ero già proiettato a un postpartita di saluti per molti della vecchia guardia.
Mi risuonava in testa “Ecco, la musica è finita, gli amici se ne vanno, che inutile serata amore mio…”, pensavo che questa volta ci saremmo arresi e che avremmo sventolato bandiera bianca.
Troppo superiori loro, non avevano una marcia ma due o tre in più: pressavano, non ci facevano ragionare, arrivavano primi su tutti i rimpalli, irridevano di fatto i nostri totem difensivi.
Faceva male vedere Barzagli sempre in affanno su Son, Chiellini che cercava di coprire le praterie lasciate da una squadra troppo allungata, Buffon che non riusciva a rialzarsi sul gol del loro vantaggio.
Mi è venuto pure da pensare “Arbitro fischia, non ce lo meritiamo questo strazio”.

Che scemo che sono.
Il prossimo settembre compirò 44 anni, 35 dei quali passati a tifare questa maglia e ne ho viste di cotte e di crude, eppure mi capita ancora di perdere la fiducia in questa squadra che definire immensa è riduttivo.
Mi sbagliavo, non avevo fatto i conti con quanto disse anni addietro Trapattoni, uno che la Juventus l’ha conosciuta benissimo:
“La Juventus è come un drago a sette teste, gliene tagli una ma ne spunta sempre un’altra.”
Siamo questo, come dicevo sabato scorso, siamo brutti, sporchi e cattivi ma sempre con la voglia di portare a casa la vittoria: giocando bene? Giocando male? L’importante è vincere, il resto sono dettagli.
E poi, insomma, volevate un altro Bayern Monaco – Juventus di 2 anni fa dove giocammo una partita splendida, oppure preferite vincere e tanti saluti?

Poi possiamo anche parlare della partita, del primo tempo da film horror, dalle tante palle perse in uscita, del pressing asfissiante inglese, del gol di Son che pareva il preludio al crollo definitivo.
Imbarazzante tutta la squadra, con Pjanić incapace di prendere le redini del gioco costringendo Chiellini a svolgere quel ruolo (come se non avesse altro da fare), Barzagli inadatto a contrastare Son sulla fascia, Benatia nervoso, Dybala impalpabile, Higuaín che non riceveva manco un pallone.
C’era solo Douglas Costa che provava a seminare il panico nella non irresistibile difesa inglese, con tanto di rigore netto che l’arbitro ha pensato bene di non concedere, sullo 0-0.
Il secondo tempo che continua sulla stessa falsariga, noi incapaci di fare il solletico, loro che continuano a imperversare nella nostra metà campo facendoci pure saltare i nervi, con Pjanić e Benatia pronti a rimediare due cartellini gialli.
“Vabbè, li sconteranno il prossimo Settembre…” era il pensiero comune.

Poi è salito in cattedra quel fottuto genio di Allegri, con due cambi apparentemente incomprensibili: Asamoah per Matuidi e Lichtsteiner per Benatia. La mossa della disperazione, così sembrava… e invece… invece Asamoah (giocatore molto sottovalutato) sulla fascia è subito molto pimpante, anche Licht spinge in modo efficace, cominciamo a buttare la palla in area, vuoi vedere che…
Non fai in tempo a pensarlo che sono passati 5 minuti e dall’1-0 siamo già sull’1-2 con due acuti di Higuaín e Dybala, un gol più bello dell’altro, con il Pipita bravo a inserirsi nel primo e fantastico a smarcare Dybala nell’azione del secondo gol.
Potremmo anche chiuderla con un altro contropiede ma Higuaín pecca di altruismo e alla fine, anche stavolta, ci tocca patire le pene dell’inferno ma, pur con qualche sofferenza di troppo, la qualificazione è in tasca.
Scacciati via i fantasmi di Monaco, non c’è stato bisogno che qualcuno la spazzasse anche se dobbiamo ancora imparare bene a gestire i minuti finali, scacciata la paura di giocarcela fino alla fine che ci aveva bloccato nel primo tempo, scacciata la sfortuna e tutto quello che c’ha portati a Wembley senza mezza squadra a disposizione.

Siamo anche quest’anno tra le prime 8 d’Europa, direi che c’è solo da essere contenti e fottutamente fieri di questa squadra.
E un grazie particolare stasera lo dedico a loro due, a Lichtsteiner e Asamoah: due bravi giocatori, disciplinati, che hanno passato un sacco di problemi ma che, dopo tutti questi anni sono sempre a disposizione e pronti a dare il massimo in campo.
Non particolarmente amati dai tifosi, perché si sa che ormai in molti sono di palato fine e vorrebbero solo 25 fuoriclasse, stasera hanno contribuito a cambiare il volto della partita, facendo salire in cattedra i due fuoriclasse che c’hanno regalato questa vittoria che ormai sembrava un miraggio.
E ora sotto con il campionato che abbiamo tre partite decisive in otto giorni, sperando di recuperare qualcuno dall’infermeria.
Alla Champions ci penseremo dalla prossima settimana quando sapremo chi ci toccherà.
Ormai dico “Chi capita, capita!”, è già bello essere lì a giocarcela, un qualcosa che gli ossessionati da Champions League non capiranno mai.
Spiace solo che in questo gruppo fantastico non ci sia più Dani Alves, volato a Parigi perché voleva (ri)vincerla davvero la Coppa: peccato, l’altra sera è stato eliminato, spiace davvero tanto.
Così impari ad ascoltare musica di merda.
Lo dico dajuventino.

Keep the faith alive e forza Juve, fino alla fine!

PS. “Morire giovani capita ai profeti, ai poeti, ai predestinati, ai santi. Ma è una menzogna, morire giovani è solo una porcheria”.
Così scriveva Vladimiro Caminiti dopo la morte di Scirea. Prendo in prestito le sue parole per salutare uno che, come Scirea, era un bravo giocatore, un Capitano e una persona perbene. Ti sia lieve la terra Davide.

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