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Trapianto di cuore

Durante il secondo tempo di Juventus Sassuolo avrete notato ampi squarci vuoti in una parte della Tribuna Sud, quella parte dello Juventus Stadium riservata a tutti i gruppi del tifo bianconero organizzato. Per volere della società, infatti, gli ultras che nel vecchio Delle Alpi si “spartivano” le due curve sono stati accorpati logisticamente in quella che un tempo si chiamava “Curva Scirea”, generando non poche diatribe tra fazioni e modi di interpretare il sostegno alla squadra.

I presenti allo stadio parlano di un primo tempo in cui non si è levato nessun coro in favore della Juventus, bensì solo cori “contro”: contro il Napoli, contro la Fiorentina, contro la Roma, contro il Torino, insomma contro le avversarie del momento, il che lascia presupporre che vi sia qualcosa a monte della plateale protesta cominciata nell’intervallo ed allargatasi nella seconda frazione di gioco. Pare che i cosiddetti “lanciacori”, gli ultras preposti a coordinare la curva nell’esecuzione appunto dei cori, normalmente appostati sopra le balaustre del primo anello, siano stati fatti scendere nel rispetto delle normative in materia di sicurezza. Questo fatto, unitamente alla richiesta di documenti e (pare) al successivo fermo di alcuni ultras, ha scatenato la rappresaglia della curva: molti tifosi hanno abbandonato il loro posto, sono stati ritirati gli striscioni e la restante parte del pubblico che occupava quei settori ha seguito in silenzio lo svolgersi della partita.

Dal resoconto che ci ha restituito la cronaca sorgono spontanei alcuni interrogativi: l’atteggiamento della tifoseria nei confronti della società (nessun coro a favore, ripetiamo) durante il primo tempo a quali motivazioni è dovuto? Le norme di sicurezza ci sono sempre state, quindi perchè queste misure non sono state adottate prima dalla società? Premettiamo da subito che faremmo volentieri a meno di tornare su questi argomenti ogni volta che si presentano tali problematiche. Si perchè la Sud, al di là di motivazioni che comunque ci appaiono sempre più oscure ed anacronistiche, non è nuova a tali manifestazioni. Pensiamo allo “sciopero” del tifo contro lo Shakhtar Donetsk, durante una partita che doveva riportare a Torino la gioia di ospitare la competizione più prestigiosa, per la prima volta nel nostro nuovo impianto gioiello. La partita di ieri rappresentava una tappa fondamentale verso la conquista di quello che potrebbe essere lo scudetto numero 33 in quasi 120 anni di storia, eppure ancora una volta non abbiamo potuto fare a meno di offrire uno spettacolo poco edificante, proprio come contro lo Shakhtar. Allora si giocò in un clima surreale, proprio quando la Juventus aveva bisogno del supporto e dell’adrenalina che solo lo Stadium è in grado di infondere nei nostri ragazzi. La Champions mancava da anni e lo scotto emotivo di rigiocarla in un ambiente freddo fu pesante: 1-1 e girone in salita, poi superato grazie alla splendida prova di Stamford Bridge e al ritorno vittorioso in casa contro gli stessi Blues, allora campioni d’Europa uscenti.

La Juventus di oggi ha però acquisito una tale maturità che ieri l’assenza di tifo sembra non aver inciso minimamente, anzi il rendimento degli uomini di Allegri nel secondo tempo è nettamente migliorato. In barba al silenzio (perchè allo Stadium se non tifa la Sud non tifa nessuno, è bene sottolinearlo) e in barba anche ai mugugni ed ai fischi sentiti durante la prima frazione, quando si dice il sostegno incondizionato. Il “mondo ultras” segue logiche e dinamiche davvero difficili da comprendere per chi ne è estraneo (come il sottoscritto), ma benché si provi a sforzarsi di capire non si riesce mai a togliersi l’idea che dietro certi atteggiamenti si celino interessi diversi da quelli dettati dalla passione, dal coinvolgimento e della fidelizzazione a un gruppo. Perchè, come nel caso di ieri, il tentativo della società di far rispettare una banale regola anche se mai applicata in precedenza, tuttavia esistente, deve costituire il pretesto per fornire una dimostrazione di forza? Perchè non si capisce che il messaggio che traspare all’esterno del “mondo ultras” è quello che “qui comando io e si fa come dico io” e null’altro?

Provo sincera ammirazione per chi fa del tifo una vera e propria fede disinteressata, per chi organizza la propria vita in funzione della passione per la propria squadra, avendone la possibilità e comunque compiendo dei sacrifici. Come già evidenziato allo Stadium la curva Sud è determinante per avere quell’effetto bolgia invocato a più riprese dagli addetti ai lavori, vista la generale freddezza degli altri settori. Ma non capisco, ad esempio, come si possa “scioperare” dal tifo. Un cattolico praticante per protestare contro la Chiesa o una decisione del Papa, sciopererebbe da Dio? Lo sciopero è un diritto sancito dalla Costituzione Italiana ma si riferisce al lavoro, ovvero a una prestazione retribuita con un salario. Come si può scioperare da una fede? In questo modo traspare un altro messaggio, sicuramente errato, che è appunto legato all’interesse. E poi cosa si vuole ottenere attraverso questi “scioperi” o altre manifestazioni di dissenso? Troppe domande che inevitabilmente portano allo scontro, anche perché le risposte più frequenti dal “mondo ultras” sono “non puoi capire” “tifoso da salotto” “alza il culo dal divano e vieni allo stadio”, come se tutti potessero permetterselo e come se tutti dovessero aderire a non si sa bene quali ideologie.

Una squadra è come un organismo in cui il cervello è rappresentato dalla società, dai propri dirigenti e dall’allenatore. I calciatori sono i muscoli, la forza, la fatica e il sudore. I tifosi sono il cuore, il sangue e l’adrenalina. Se il cuore smette di battere all’unisono, in preda ad aritmie isteriche, piano piano l’organismo si deteriora e muore. Ma se la scienza non è ancora riuscita a mettere a punto una tecnica per il trapianto di cervello, il Prof. Barnard eseguì il primo trapianto di cuore il 3 dicembre del ’67, ormai quasi cinquanta anni fa.

Fino alla fine Forza Juventus.

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