

Sono sempre stato appassionato di Storia, pur avendo una pessima memoria, soprattutto su date e avvenimenti.
Come fai, allora, mi chiedono. Leggo, studio e mi documento. E prendo appunti.
La conoscenza della storia porta a vedere cose che normalmente non si vedono, un po’ come faceva Russell Crowe in “A beautiful mind”; con questo non dico di essere schizofrenico, e di unire le stelle come faceva l’attore nel film, ma qualcosina, unendo i puntini, viene fuori.
Partiamo dalla fine della storia.
La Juventus, dopo nove anni di dominio quasi incontrastato in Italia (17 trofei su 27 disponibili), è stata sconfitta a San Siro dall’Inter.
Va bene, qualcuno dirà, non esistono squadre imbattibili, quindi, qual è il problema? Ci arrivo tra un po’.
La Juventus, dal 2011, aveva intrapreso un cammino che, parallelamente, la stava portando ai vertici del calcio Europeo, sia dal punto di vista dei risultati sportivi sia dal punto di vista “economico”.
Più volte su queste pagine ho spiegato di come la Juventus sia stata sempre una società all’avanguardia, con stadio di proprietà, centro sportivo, e così via e di come abbia accresciuto il fatturato in questi anni.
Anche dal punto di vista sportivo, nonostante qualcuno dica il contrario, si è arrivati a stare stabilmente tra le prime otto in Europa, che non è un risultato da sottovalutare.
Infatti, nel periodo preso in considerazione, il Real Madrid ha vinto 4 Champions su 9, il Bayern Monaco 2 e Barcellona, Chelsea e Liverpool una a testa. La Juventus, con Borussia Dortmund, Atletico Madrid, Paris Saint Germain e Tottenham si è dovuta “accontentare” della sola piazza d’onore (Juve e Atletico due volte).
Non leggo, tra questi nomi, altre società che si permettono di parlare di Juve, e come Bonucci quando segna, faccio loro il gesto di sciacquarsi bene la bocca prima di parlare.
Detto questo, e ricordando la famosa legge di Murphy, che il buon Albert Bloch riassunse in un “Se qualcosa può andare storto, lo farà – nel momento peggiore possibile”, cosa c’è di irreparabile in una sconfitta?
Nulla, se non avessi unito i puntini di cui parlavo all’inizio.
A questo punto torniamo indietro, al campionato 2016-2017, o, meglio, alla campagna acquisti della Juve di quell’anno.
Un centrocampo già orfano da un anno di Pirlo e Vidal, si svuotò ulteriormente con la vendita di Pogba. Un affare, dal punto di vista economico, che rese schiava la Juventus di un meccanismo perverso, non tanto per la vendita in sé.
Infatti, senza la mega-plusvalenza (e la conseguente commissione a Raiola), avremmo chiuso quel bilancio quasi in pareggio, senza utili, ma senza innescare la dinamica delle plusvalenze.
Quel calciomercato non ebbe nella cessione di Pogba l’unico errore. Intanto, è l’unico calciomercato recente di cui nessun superstite è attualmente in rosa alla Juventus (e qualcosa vorrà dire).
E le magagne sul centrocampo vennero fuori subito. In quella stagione siamo stati primi praticamente sempre, abbiamo preso la testa alla quinta giornata e non l’abbiamo mollata più, vincendo lo scudetto con due giornate di anticipo.
Ma a metà gennaio, dopo aver perso la Supercoppa Italiana ai rigori con il Milan un mese prima, vennero fuori le pecche della rosa.
A centrocampo solo il neoacquisto Pjanic e il tedesco Khedira garantivano qualità e quantità, e mister Allegri ovviò al problema con il “mestiere”: dopo la sconfitta con la viola del 15 gennaio 2017, varò il famoso “5 stelle”, con Pjanic, Cuadrado, Dybala, Mandzukic e Higuain contemporaneamente in campo, grazie al sacrificio dell’attaccante croato, pronto a fare l’esterno di sinistra pur di giocare.
Così con la vittoria con la Lazio del 22 gennaio si inaugurò un filotto abbastanza convincente di partite, che portò alla vittoria dello scudetto e della Coppa Italia, e della finale di Champions persa contro il Real, ma che mascherò il “problema”.
Molti dicono (e qualche volta l’ho scritto anche io) che Cardiff sarebbe stato il momento giusto per cambiare, però forse non è così. Magari sarebbe bastato un acquisto giusto a centrocampo.
La società prese la decisione di andare avanti con quella guida tecnica anche per la stagione 2017-18, e la campagna acquisti presentò più di un’incognita.
Il grosso investimento non fu fatto sul centrocampo, reparto rimpolpato comunque dagli arrivi di Matuidi e di Bentancur, ma su Bernardeschi, attaccante esterno della viola. E visto che c’erano, presero in prestito anche Douglas Costa dal Bayern Monaco, con il riscatto fissato a 40 milioni.
Così il modulo che bene aveva fatto l’anno prima fu a volte rimpiazzato da un 4-3-3, che però, se non hai gente di gamba, fai fatica a supportare.
Si rischiò di perdere il campionato, ma grazie all’albergo di Firenze lo portammo a casa anche quell’anno, così come la Coppa Italia.
Non male, per una squadra in crisi.
Avremmo rimediato alla mancanza di qualità a centrocampo l’anno dopo, ci dicevamo noi tifosi. Manco per niente.
Certo, la stagione 2018-19 sarà sempre ricordata per l’arrivo di Cristiano Ronaldo, ma anche per una serie di operazioni senza senso.
Il rientro di Bonucci dopo un anno di Milan, la cessione di Higuain (per questioni economiche, chiaramente, visto il peso a bilancio dell’argentino), e l’unico arrivo a centrocampo Emre Can, preso a parametro zero dal Liverpool.
E, conseguentemente, Allegri dovette giocare per forza con il 4-3-3 (perché sei hai CR7 in squadra, fai il modulo a lui più congeniale) senza avere però gente adatta a centrocampo.
A quel punto la situazione societaria cambiò radicalmente, e le strategie societarie di conseguenza.
Il 29 settembre 2018, dopo la partita vinta contro il Napoli, Marotta annunciò che non sarebbe stato più l’Amministratore Delegato (CEO). Assieme a lui lasciò anche Aldo Mazzia, direttore del comparto finanziario (CFO).
Nella successiva assemblea degli azionisti Agnelli disse:
“Il modello di gestione della Juventus dal mio arrivo ad oggi è il medesimo e si poggia su tre pilastri: sport, ricavi, servizi. La Juventus continuerà a funzionare così. Cambierà la leadership all’interno di Juventus. Giorgio Ricci si occuperà dei ricavi. Fabio Paratici sarà responsabile area sport e Marco Re (nel frattempo è andato via anche lui, NDA) per quanto riguarda i servizi”.
In pratica Paratici e Nedved (vicepresidente) sarebbero stati i principali attori per quanto riguardava il calciomercato.
Come ho spesso detto, e non solo io, da quel momento la società si è trasformata in un Giano bifronte, che da un lato promuove la crescita del marchio e dall’altra prende delle topiche pazzesche.
Ala fine della stagione, ciao ciao Max Allegri. E tutto quel che è successo da allora, con De Ligt, Covid, parametri zero, plusvalenze, allenatore in tuta, e chi più ne ha, più ne metta. E poi Pirlo, ricambio generazionale, altre plusvalenze e così via.
Perché, chiedevo all’inizio, una sconfitta può essere molto più di un semplice “zero” in classifica?
Perché in questa situazione, la Juventus da un lato è obbligata a entrare nelle prime quattro in classifica (a meno di vincere la Champions, ovviamente), ma con l’assetto di squadra che ha attualmente sarà durissima.
La Juve con le prime otto della classifica (con una partita mancante, quella famosa) ha fatto 10 punti in 7 incontri. Con le ultime undici (manca una partita anche qui, quella col Bologna) ha fatto 23 punti in 10 incontri (per quello i punti persi con Crotone, Benevento e viola sono sanguinosissimi).
Se continuasse così (ma non è detto, “potrebbe piovere”), arriverebbe a malapena a 70-75 punti, che potrebbero non essere sufficienti per arrivare nelle prime quattro (ma lo sarebbero per entrare in Europa League).
Lascio a voi le considerazioni del caso. Come diceva l’amico Alberto, basta vincere le prossime venti.
Voi pensate che una società che non ha comprato un centrocampista degno di questo nome da almeno tre anni (ci stanno facendo rimpiangere Pjanic, e ho detto tutto) e che da due anni non ha un terzino sinistro di riserva, per non parlare dell’attaccante di scorta, tipo un Kean dei tempi, possa in pochi giorni rimediare a quanto fatto sinora?
Se Allegri non avesse rimediato alla mancanza di centrocampisti, quel 22 gennaio 2017, inventando un nuovo modulo, magari avremmo qualche titolo in meno. Ma magari avremmo qualche centrocampista in più.
Allora è iniziata la discesa, ma ce ne accorgiamo solo ora. Unendo i puntini.