Sono passati due giorni da quel maledetto mercoledì di Monaco, a caldo dopo la partita ho riversato tutta la mia delusione in un postpartita che gridava odio e desiderio di vendetta nei confronti di quella maledetta coppa con le orecchie.
Ieri il buon Alessio Epifani ha rincarato la dose con un bell’articolo che in molti, giustamente, abbiamo apprezzato perché quelle parole erano in fondo le nostre parole, le nostre emozioni, la nostra rabbia.
Emozioni forti, tipiche di chi vive e di chi non ha paura di sperare, desiderare e volere sempre il massimo, soprattutto quando sente che certi traguardi non sono più irraggiungibili come un tempo.
Poi ci rimaniamo male, lo so, ma non è colpa nostra se becchiamo sempre il rovescio della medaglia, e comunque meglio rimanerci male e vivere che sopravvivere nel grigiore e nell’anonimato come molti altri tifosi di altre squadre, costretti ormai a sperare solo nei nostri fallimenti per dare un senso alla propria vita da tifosi.
Ma non voglio parlare di questo oggi.
Voglio solo guardare il tutto da un’altra prospettiva, perché mi sembra doveroso e sacrosanto nei confronti di questa squadra, di questo allenatore, di questa società e di molti di noi.
Ok, la ferita brucia, fa male, non si rimarginerà facilmente e sicuramente quello che è successo mercoledì andrà a far compagnia ad altri episodi tragicamente (dal punto di vista sportivo, intendiamoci) celebri della nostra storia, tipo Atene 1983, Monaco 1997, Manchester 2003 e chi più ne ha più ne metta.
Ma tutto questo per me ha cominciato a passare in secondo piano da ieri pomeriggio, quando di sfuggita in macchina ho ascoltato su Radio Sportiva il bravo Paolo Condò (uno dei pochi giornalisti che si distingue per bravura e competenza nel mare della mediocrità generale di quella categoria): giustamente ha fatto notare che si, siamo usciti agli ottavi di finale in modo beffardo ed atroce ma…insomma, giocavamo contro il Bayern Monaco, ad oggi l’unica squadra che può contendere la vittoria finale al Barcellona degli alieni.
E questo Bayern Monaco, che tanto ci spaventava quando quella faccia di tolla di Zanetti l’ha abbinato a noi nei sorteggi di Nyon, la qualificazione l’ha raggiunta per puro culo e grazie, si può e si deve dire, a due arbitraggi decisamente a favore.
Per il resto questa squadra di fenomeni non ci è stata per niente superiore, anzi per 70 minuti in casa loro l’abbiamo annientata per non parlare della reazione dopo il gol dello 0-2 a Torino, roba che avrebbe distrutto e frantumato squadre ben più celebrate di noi tipo Napoli, Fiorentina o Roma, con buona pace del guru Bucchioni (risate a profusione, grazie).
No amici gobbi, non dobbiamo più essere disperati e non dobbiamo più piangerci addosso.
Va bene, continuiamo a bestemmiare, a incazzarci e a sentire quella fitta allo stomaco e quel groppo in gola quando ripensiamo a mercoledì, ma basta piangersi addosso.
Come dice anche Costacurta, uno che la Coppa Campioni la conosce abbastanza bene, siamo tra le prime squadre d’Europa, dopo il Barcellona, a pari merito o quasi con questo Bayern Monaco e con l’Atletico Madrid, squadra indecifrabile da quanto è tignosa e rognosa.
Ok, volendo essere più larghi possibile diciamo che siamo la quarta squadra più forte d’Europa, vi pare poco?
Vi ricordate dove eravamo nella primavera del 2014, quando gettavamo al vento l’occasione di giocarci una finale europea in casa nostra (e probabilmente di vincerla)?
Vi ricordate le partite penose e sofferte che giocavamo in Europa?
Vi ricordate la storia dei carri armati e del ristorante?
Per carità, non voglio parlare di Conte o non Conte, voglio solo ricordarvi cosa eravamo in Europa.
Poca roba, pochissima.
Poi abbiamo cominciato a giocarcela ed i risultati si sono visti.
Lo scorso anno, dopo aver raggiunto una qualificazione per il rotto della cuffia, abbiamo disintegrato il Borussia Dortmund con due partite splendide (si, quel Borussia che in una settimana ha annientato quel Tottenham, che in Italia veniva celebrato dai guru per aver eliminato la Fiorentina del Messia Paulo Sousa), poi abbiamo liquidato il Monaco, poi altri due match straordinari con un Real Madrid allora allenato da un Signore come Ancelotti.
E siamo arrivati in finale.
Casualità?
Per chi ci vuole continuamente sminuire, sia antijuventini ma anche juventini, si.
Per chi ha guardato le partite ed ha mantenuto un briciolo di obbiettività no, non è stato un caso.
Poi c’è stata la finale, cominciata in modo sciagurato ma incredibilmente rimessa in carreggiata e rischiata di vincerla fino al paradosso di prendere 2 gol in contropiede dal Barcellona (e ci sarebbe anche il discorso del rigore su Pogba quando eravamo in parità).
Ma pensateci un attimo, cercate di ricordare anche se fa male: vi ricordate Messi – Neymar – Suarez uscire dagli spogliatoi sorridenti all’inizio del secondo tempo come successo contro la Roma lo scorso novembre?
Io no, io ricordo solo che negli ultimi minuti, prima di quell’inutile e ingiusto gol del 3-1, loro perdevano tempo, rimanevano a terra, fingevano infortuni che non c’erano…tutto questo perché avevano paura, perché nonostante la loro indubbia superiorità, avevano capito che eravamo duri a morire e che alla minima occasione a nostro favore li avremmo portati ai supplementari.
E siamo a quest’anno.
Un girone eliminatorio ostico, che ovviamente è stato sminuito dopo le prime due giornate viste le nostre vittorie.
Partite toste, gagliarde, giocate a viso aperto e con la qualificazione raggiunta con una giornata di anticipo e la possibilità di arrivare primi ad un passo.
Passo che non abbiamo fatto in quella sciagurata serata di Siviglia, sicuramente il rimpianto più grande degli ultimi tempi, a mente fredda più grande anche di mercoledì scorso.
E poi le due partite contro il Bayern.
E quindi, tornando all’argomento principale, chi è davvero più forte di noi?
Chi si mette a ridere quando ci becca come avversario?
L’anno scorso qualcuno l’ha fatto e ne ha pagato le conseguenze, ora nessuno ride più, anzi, se la fa sotto.
Tutto in un anno e mezzo.
C’è da essere orgogliosi di tutto questo, c’è solo da applaudire e da sostenere ora più che mai chi ha reso possibile questa mega scalata al vertice; non eravamo più nessuno, ora siamo tra i club più forti d’Europa e, sottolineo ancora, non siamo lì per caso.
No, non siamo meteore tipo quei cantanti che negli anni ’80 avevano successo per una sola estate: non siamo i Gazebo, i Sandy Marton, i Ciao Fellini o i Via Verdi del calcio come l’Inter che dal 2010 è sparita dal mondo del calcio.
Siamo lì, ancora non siamo arrivati al vertice ma è come se continuassimo a sfornare un disco più bello dell’altro con un gradimento sempre maggiore da parte del pubblico e della critica.
E un giorno arriverà il numero 1, poco ma sicuro.
E per quanto riguarda quella troia di coppa voglio fare un’ultima considerazione: si sa, è una troia che la da a tutte le squadre ma a noi no…ma stai a vedere che quando c’abbiamo provato lei ci ha risposto “Scusa Juve, mi piaci ma ti preferisco come amico!”
Forse è il momento di cambiare atteggiamento, che dite?
Altrimenti qui si continua ad andare di manola, mentre gli altri ci vanno a letto.
Intanto vediamo di portare a casa questo ennesimo scudetto, in modo da partire anche quest’anno in prima fascia (perché siamo da prima fascia!), poi da Settembre si vedrà.
E comunque ricordatevi, va bene migliorare la squadra, va bene cercare di non sbagliare nessun match fino alla matematica certezza del primo posto, ma “nessuna pianificazione, per quanto attenta, potrà mai sostituire una bella botta di culo”.
Di quello abbiamo bisogno, altroché!
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