La sessione di mercato invernale ha delle specificità. Non potendo in corsa stravolgere il tuo assetto di gioco, devi concentrarti su aggiustamenti/ miglioramenti prendendo spunto da ciò che hai visto in campo nei mesi precedenti e da opportunità che si aprono nelle dinamiche interne di altre squadre. Il nostro buon Beppe Marotta, e con lui moltissimi altri, definisce la sessione invernale per l’appunto “mercato di riparazione”.
Detto ciò, l’ultima tranche di calciomercato appena trascorsa mi ha messo un tarlo in testa. Supponiamo che fossimo stati ancora in corsa per la Champions, cosa avrebbe dovuto fare la Juve per porsi in condizioni migliori e aumentare le sue possibilità di successo nella più blasonata delle competizioni europee? Essendo un esercizio accademico, aggiungiamo un paio di ulteriori elementi: teniamo la variabile economica “relativamente libera”, cioè non facendoci ragionevolmente condizionare nei nostri desideri dall’impatto a bilancio delle eventuali operazioni e, inoltre, semplifichiamo il ragionamento sui “titolari”. Non possiamo stravolgere il nostro sistema di gioco e quindi la formazione titolare è la seguente (352): Buffon – Barzagli, Bonucci, Chiellini – Lichtsteiner, Vidal, Pirlo, Pogba/Marchisio, Asamoah – Tevez, Llorente. In quale zona del campo intervenire? E chi sarebbe dovuto arrivare per avere un sostanziale upgrade dell’undici in campo?
La difesa è formata da un trittico di giocatori a mio avviso intoccabile. Barzagli, Bonucci e Chiellini formano un reparto difensivo di assoluto valore e, cosa ancor più importante, sono estremamente complementari e la somma delle caratteristiche dei singoli risulta essere ottimale. Anche trovando un difensore del loro livello, toccare questo equilibrio è estremamente pericoloso. D’altro canto risulta evidente guardando le statistiche dei gol incassati dalla Juve con loro tre contemporaneamente in campo rispetto a quando uno di loro è assente.
Del centrocampo (regista e mezzali) è inutile parlarne. La Juve deve stare attenta a fare in modo che non diventi terra di conquista per gli altri club, piuttosto che guardare agli altri.
Gli esterni. Licht e Asa sono “migliorabili”? Sullo svizzero ho paura di no. Ci si potrebbe rivolgere alla premier e riflettere su qualche esterno difensivo forte con buone capacità offensive (Leyton Baines?) ma voi rischiereste? Cambiereste Lichtsteiner che ha accettato di fare un lavoro mostruoso, di sacrificarsi su e giù per quella fascia mantenendo quasi sempre per tutti i 90 minuti un rendimento alto? La stessa cosa a mio avviso si può dire per il nostro esterno sinistro. A meno che non parliamo di Bale (ammesso che Conte lo possa convincere a fare un lavoro del genere) quale profilo darebbe risultati sostanzialmente migliori, cioè in grado di influire in modo importante sulla competitività dell’intera squadra? E comunque Bale non rispetta quel vincolo di “ragionevolezza economica” imposto al nostro ragionamento.
L’attacco è probabilmente il reparto dove possono sorgere dubbi più fondati. Io vi confesso però subito il mio debole sia per il nostro Diez sia per Llorente. Certo, potremmo ragionare su Hazard o Aguero per Carlitos o Lewandosky per il basco, ma sappiamo tutti che sono operazioni ben al di là della nostra portata.
Dunque, che fare? L’affermazione “la Juve non è migliorabile” fatta da più operatori nel corso del gennaio scorso è una boutade, una semplificazione, o una verità (per quanto il concetto di verità sia applicabile al calcio, ovviamente) conclamata?
Questa non migliorabilità è un aspetto che inorgoglisce, certo, ma a me causa anche un certo malessere. D’altro canto c’è qualcuno che ritiene che questa formazione possa avere ragionevoli chance per vincere la Champions League? A meno che non ci si rifaccia a Top Player assoluti, fuori dalla portata del club bianconero, non vedo operazioni in grado di innalzare in modo considerevole e significativo la competitività della squadra.
E’ quindi necessario rimescolare le carte e trovare soluzioni nuove per aggredire l’Europa, trovando nuove soluzioni tattiche, nuove formule che possano permettere di innalzare il livello di qualità della formazione non stravolgendo gli equilibri tattici. L’area di intervento più probabile e più naturale sembra essere quella degli esterni offensivi, portando la difesa da uno schieramento a tre ad uno a quattro per dare spazio di manovra in quell’ambito.
Il prossimo non sarà un mercato di riparazione. Cercare assetti nuovi equivale a rischiare, certo, ma è a mio avviso indispensabile per guardare ad orizzonti più ampi con più fiducia e con più probabilità di successo.