

Ieri è andata in onda la prima giornata di campionato e finalmente ha debuttato anche la moviola in campo. Tutto è andato come previsto: quello che è successo ha dimostrato che la moviola in campo aiuterà sì gli arbitri, ma non impedirà ai soliti deficienti di fare polemiche inutili.
Quello che mi ha sorpreso, però, è che in molti non sanno come funziona il VAR, nonostante se ne sia parlato in lungo e in largo (anche se spesso a sproposito). Così, basandoci su semplici informazioni che chiunque può trovare in rete, vediamo di fare un piccolo vademecum.
- Tanto per cominciare, il VAR è una persona, non uno strumento. VAR infatti sta per Video Assistant Referee.
- Il VAR sono in realtà due, non uno. Sono due arbitri che, davanti a un monitor, si guardano la partita. Se vedono qualcosa che non gli quadra, il loro compito è di avvisare l’arbitro. Nel caso di Juve-Cagliari i VARs erano Valeri e Aureliano.
- Il VAR ha accesso diretto a tutte le immagini generate dalle telecamere e decide lui cosa rivedere. Immaginate infatti un monitor diviso in riquadri, dove ogni riquadro fa riferimento a una telecamera, e uno schermo più grosso, su cui rivedere l’immagine. Il VAR sceglie rapidamente cosa rivedere di volta in volta, a seconda dell’inquadratura che ritiene più utile. Avendo l’accesso diretto alle immagini (che non vengono filtrate dalla regia) non c’è quindi possibilità che i registi della Lega gli occultino qualcosa.
- Quando succede qualcosa l’arbitro può chiedere l’aiuto del VAR, oppure il VAR può intervenire autonomamente, chiedendo all’arbitro di rivedere le immagini, ma il VAR è sempre in funzione (se così si può dire).
- L’arbitro può decidere di accettare il responso del VAR oppure può decidere di rivedere personalmente le immagini per prendere lui una decisione, ma non è previsto che rifiuti la decisione del VAR e contemporaneamente rifiuti di rivedere le immagini. Né si capisce perché dovrebbe: se i colleghi gli dicono “ti è sfuggito qualcosa”, perché mai dovrebbe rifiutarsi? Per farsi massacrare sui giornali e dal designatore in caso di errore? Assurdo anche solo pensarlo.
- Il VAR può essere consultato solo in situazioni predefinite: gol, episodi da rigore, espulsioni dirette e scambi di persona. Questo significa che se l’arbitro sbaglia a concedere un calcio d’angolo o ad ammonire un giocatore, il VAR, anche se scopre l’errore, non può intervenire. In tutti i casi previsti invece ha la massima autonomia.
- La decisione ultima in merito all’episodio spetta comunque all’arbitro. Per “decisione” si intende anche “accettare il suggerimento del VAR, senza indagare oltre”.
- Come spiega chiaramente la FIFA, i VARs hanno un solo compito, ben definito: assicurarsi che “no clearly wrong decisions” siano prese dall’arbitro. Questo significa che se la decisione non è “chiaramente sbagliata”, il VAR non deve intervenire.
In questo video della FIFA è spiegato piuttosto chiaramente come opera il VAR.
Facciamo quindi una casistica operativa sui due casi più frequenti: gol e rigori.
- L’arbitro assegna un rigore. Il VAR riguarda l’azione e conferma la decisione all’arbitro (c.d. “silent check”). Si batte il rigore.
- L’arbitro assegna un rigore. Il VAR riguarda l’azione e avvisa l’arbitro che forse si è sbagliato. A quel punto l’arbitro può accettare il suggerimento e tornare sui suoi passi, oppure rivedere l’azione sul monitor e prendere una decisione anche sulla base delle immagini; fatto questo mima il gesto convenzionale (un rettangolo) e comunica la decisione.
- L’arbitro non assegna un rigore. Il VAR riguarda l’azione e conferma la decisione all’arbitro (silent check). Si prosegue.
- L’arbitro non assegna un rigore. Il VAR riguarda l’azione e avvisa l’arbitro che forse si è sbagliato. A quel punto l’arbitro può accettare il suggerimento e tornare sui suoi passi, oppure rivedere l’azione sul monitor e prendere una decisione anche sulla base delle immagini; fatto questo mima il gesto convenzionale (un rettangolo) e comunica la decisione.
- Viene segnato un gol e l’arbitro convalida. Il VAR riguarda l’azione e conferma la decisione all’arbitro (silent check). Si batte la palla al centro.
- Viene segnato un gol e l’arbitro convalida. Il VAR riguarda l’azione e avvisa l’arbitro che forse si è sbagliato. A quel punto l’arbitro può accettare il suggerimento e tornare sui suoi passi, oppure rivedere l’azione sul monitor e prendere una decisione anche sulla base delle immagini; fatto questo mima il gesto convenzionale (un rettangolo) e comunica la decisione.
- Viene segnato un gol e l’arbitro annulla (ovviamente, il gol deve essere antecedente al fischio con cui l’arbitro ferma il gioco). Il VAR riguarda l’azione e conferma la decisione all’arbitro (silent check). Si riprende il gioco.
- Viene segnato un gol e l’arbitro annulla. Il VAR riguarda l’azione e avvisa l’arbitro che forse si è sbagliato. A quel punto l’arbitro può accettare il suggerimento e tornare sui suoi passi, oppure rivedere l’azione sul monitor e prendere una decisione anche sulla base delle immagini; fatto questo mima il gesto convenzionale (un rettangolo) e comunica la decisione.
Forti di questa tabella a prova di deficiente, andiamo a vedere cosa è successo in Juventus-Cagliari e Verona-Napoli.
In Juventus-Cagliari il VAR è “intervenuto” almeno 4 volte: in occasione dei 3 gol e in occasione dell’assegnazione del rigore al Cagliari. In occasione del rigore si è verificato il caso 4), con l’arbitro che aveva assegnato l’angolo, è stato avvisato via radio che forse c’era un rigore, è andato a rivedersi le immagini e ha quindi assegnato il calcio di rigore. In occasione dei 3 gol invece si è verificato il caso 5). La prova empirica in questo video allegato al tweet di @AndreaPivari1, dove si vede il labiale dell’arbitro che dice chiaramente: “Abbiamo controllato. No. Né fuorigioco né fallo […]”.
I VARs (ricordiamolo: sono due) hanno giustamente confermato la decisione di Maresca: nel momento in cui non è possibile stabilire che la decisone di convalidare il gol sia chiaramente sbagliata (possiamo dire che sia chiaramente sbagliata? Già il fatto che se ne discuta esclude la “clearly wrong decision”), vale la decisione che Maresca ha preso sul campo.
Allo stesso modo, in Verona-Napoli il VAR è “intervenuto” almeno 4 volte: in occasione dei 3 gol del Napoli e in occasione del rigore (con annessa espulsione) assegnato al Verona. In occasione dei gol del Napoli si è verificato il caso 5), in occasione del rigore il caso 1).
Cesari ritiene che in occasione del primo gol del Napoli ci sia una carica fallosa sul portiere e che il rigore a favore del Verona sia viziato da un precedente fallo di Bessa (potete leggerlo qui). Così come Telese, Ziliani e Pistocchi ritengono ci sia un fallo di mano nel gol di Dybala. Interpretazione non condivisa dagli arbitri della partita, per altro, né da Cesari, secondo cui il VAR invece avrebbe fatto bene a convalidare. Poco male; chi pensava non ci sarebbero più state interpretazioni diverse dello stesso episodio era ovviamente un illuso. Ma non è questo il punto. Quando leggo da parte loro frasi tipo “Con l’utilizzo del Var l’arbitro avrebbe dovuto cambiare la sua decisione“, oppure “Il VAR o si usa o non si usa“, o ancora “Dybala aveva stoppato con il braccio, ma la Var – curiosamente – non è stata consultata“, mi rendo conto che non ci hanno capito nulla. Ma niente proprio. Che per un giornalista sportivo non è il massimo…
Al di là delle innumerevoli “seghe mentali” che accompagnano da sempre gli arbitraggi in Italia, comunque, vi avviso che con tutta probabilità state sovrastimando la portata del VAR. Nel corso di una stagione infatti quasi metà delle partite si chiudono senza errori arbitrali: in queste la presenza del VAR è perfettamente superflua. Se aggiungete le gare che vedono un solo errore su rigori, espulsioni o gol irregolari, la percentuale sale fino al 80%. A meno di voler sostenere che un unico errore possa essere decisivo ai fini del risultato di una partita, di nuovo il VAR risulta meno importante di quello che si creda. Idem se lo proiettate su un’intera stagione: non sono mai stati gli errori degli arbitri a decidere le classifiche a fine campionato!
Non a caso, “beffardamente”, il primo errore corretto dal VAR si è rivelato emblematicamente inutile, perché Buffon ha parato il rigore.
Vado oltre. Sabato ero allo Stadium a vedere la partita e ho avuto la convinta sensazione che la Juve, con più di un tempo di gioco a disposizione, avrebbe vinto comunque, anche se il rigore fosse stato trasformato, per un motivo molto semplice: troppo ampio il divario tra le due squadre.
Il VAR non ha spostato nulla, né avrebbe potuto: la squadra più forte di solito vince e avrebbe vinto, com’è stato, anche in questa occasione.
Ecco, una cosa invece a cui non credo siamo preparati è il numero di rigori che saranno decretati dal VAR. Nelle ultime quattro stagioni infatti sono stati mediamente più di 130 i rigori non fischiati in Serie A: su 380 partite sono un bel numero. Però ricordate, prima di festeggiare, che circa 3 rigori su 10 vengono mediamente parati o sbagliati…
Insomma, per chi ama il calcio le emozioni non mancheranno.
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