Esultanza del mondo intero al goal di Toni che vale il primo pareggio; dedica di tre ore da parte di Rafael per il rigore parato a Tevez; corsa gioiosa e poi rabbiosa per Mandorlini al goal del pareggio definitivo, con giro di campo a fine gara. Era chiaramente una finale di ritorno e al Verona bastava soltanto un pareggio per vincere Coppa Italia, Serie A e per guadagnarsi la possibilità di andare a giocare il 6 giugno contro il Barcellona. Sì, sabato 6 giugno alle 20:45, per un sabato da campioni: Verona – Barcellona.
D’altronde in campo non c’è stata storia, la Juventus ha giocato male, quasi senza voglia, sapendo a priori di avere poche possibilità per uscirne vincente. Non tanto contro il Verona in sé, ma contro Mandorlini. L’allenatore anti-juventino interista del Verona sta antipatico a tutti, perché vince. Il sogno di ogni allenatore rivale è di fargliene 10 in due partite, ma è solo un sogno, appunto… Fatto sta che la partita la devi giocare per forza, anche perché è l’ultima di campionato e in palio, a quanto pare, c’è tutto.
Nel primo tempo c’è poco da raccontare, perché il Verona con personalità tiene la Juventus a distanza di sicurezza, d’altronde il pareggio gli permetterebbe di laurearsi campione di tutto. Proprio alla fine del primo tempo, però, succede l’inaspettato: Pereyra dalla sinistra si accentra lievemente e lascia partire un tiro sotto l’incrocio dei pali. L’esultanza è contenuta. Ci sono altri 50 minuti da giocare e tutto è ancora in palio, soprattutto con un Mandorlini incazzato.
Nella ripresa la Juventus appare deconcentrata, le gambe tremano e il Verona non può che approfittarne. Dopo appena 3 minuti Toni firma il pareggio e allontana Tevez dalla classifica dei marcatori. Oltre al danno pure la beffa. Il match continua, la gara non è per niente combattuta. I veronesi gestiscono benissimo ogni situazione, ma a volte capita anche a loro di sbagliare. Pirlo vede Padoin scattare e lo serve in area di rigore, pallone che giunge ai piedi del numero 20 della Juventus, sfera nel mezzo e Llorente batte a rete. L’esultanza stavolta è più esplosiva, manca meno alla fine della partita, ma c’è da tenere bene in mente che al Verona basta sempre un pareggio.
I bianconeri provano a tenere il vantaggio in tutti i modi, ma c’è sempre un’aria di rassegnazione, consci dell’avversario che si sta affrontando, che, ripetiamolo, non è il Verona, ma Mandorlini. Allegri mette Pepe per garantire più corsa alla squadra, ma così fa annusare il sangue agli avversari. I veronesi recuperano palla e si lanciano in contropiede pericolosamente a due minuti dalla fine, quando proprio Pepe, preoccupato dell’azione troppo pericolosa del Verona e dal sogno che può svanire, si immola e falcia il suo avversario, prendendosi il cartellino rosso. Punizione da posizione distante rispetto alla porta, ma vanno tutti a saltare, compresi Rafael e Mandorlini. Il pallone viene messo in mezzo, quello che balza più in alto di tutti è proprio l’allenatore veronese, che anticipa la totalità dei calciatori bianconeri e batte Buffon. L’esultanza è gioiosa, rabbiosa, grintosa. Zittisce i rivali. È il goal che vale una stagione, che vale un anno di sacrifici. In realtà dai replay si intuisce che l’ultimo tocco è di Gomez e dunque il goal è da assegnare a lui, ma questo è poco rilevante. La cosa che conta è che il Verona si laurea campione di tutto all’ultima giornata e, ci dicono dalla regia, che in realtà sabato 6 giugno la finale di Champions League si tramuterà in Trofeo Gamper. I campioni d’Europa sono loro. E noi li applaudiamo.
Fino alla fine…