31 Agosto – 30 Maggio
Eccoci qua, ultima giornata di campionato, finiamo dove abbiamo cominciato nove mesi fa, a Verona.
Si, sono cambiate davvero tante cose nel frattempo, quel sabato pomeriggio ci mettemmo incuriositi dinanzi allo schermo, con dentro di noi un “Boh, speriamo bene!” di autoincoraggiamento seguito da un “Se non altro è finita questa estate di passione, ora si gioca!”.
Però dai, quel giorno giocammo bene, molto meglio rispetto alle ultime apparizioni dello scorso anno!
E poi ci piacque subito questo Coman gettato nella mischia senza pensarci troppo da Allegri…
Il resto è storia.
Oggi torniamo qui, ultimo giro di pista di una gara già vinta comunque, non certo per raccogliere gli ultimi applausi, perché a Verona non ce li concederanno…ma giusto per testare una volta ancora la situazione del motore in vista del prossimo GP, quello decisivo.
Prove Generali
Insomma, Verona-Juventus poteva essere una classica scampagnata con, magari, i ruoli stravolti con Buffon e Storari in attacco e Tevez in porta (anche così contro l’inter vinceremmo, tra l’altro…), i trolley già pronti per le vacanze e alla fine della partita un bel pic nic sul prato.
Il caso vuole tuttavia che anche questo ultimo atto non debba essere preso per niente sottogamba: è l’ultima partita ufficiale prima di sabato prossimo, siamo reduci da due passeggiate in campionato (giustificate eh, visto che venivamo da semifinale di Coppa del Campioni e finale di Coppa Italia) e forse è giunto il momento di dedicarsi anima e corpo a questa fantastica avventura berlinese.
Come?
Mettendo un po’ di minuti nelle gambe, soprattutto i big che ultimamente hanno riposato; magari se il Verona volesse giocare una partita vera (non cattiva) sarebbe anche meglio, almeno coloro di cui sopra recupererebbero un po’ di adrenalina che non fa mai male.
Ah, mi raccomando cara Juventus, visto che sono prove generali vediamo di farle male, proprio come a teatro: una ottima prima ha sempre bisogno della prova generale dove niente va per il verso giusto, dove le battute, i movimenti, le entrate e le uscite si dimenticano.
Si entra nel panico, si pensa “Così non va, la prima andrà sicuramente da schifo” e poi, magia delle magie, la prima riesce alla perfezione!
Quindi, messaggio per i big che giocheranno: sbagliate i passaggi più elementari, fallite gol sotto porta e, in generale, date l’impressione di fare schifo.
Certo, toccherebbe sorbirci le paturnie dei ragazzini e dei dajuventino che si scatenerebbero al ritmo di “Eh ma se giochiamo così sabato prossimo ne prendiamo 15!”, ma alla lunga l’effetto sarebbe quello desiderato.
Almeno spero.
Comunque, scherzi a parte, l’incontro va visto, anche solo per ringraziare ancora una volta questa splendida squadra che ci sta regalando gioie uniche.
Non centellinateli i vostri complimenti, magari in nome di un “Eh ma noi siamo la Juve!”.
Questo gruppo, come già scritto qualche giorno fa, sta facendo qualcosa di straordinario “sotto tutti i punti di vista” e i risultati fin qui ottenuti non vanno mai dati per scontati, mai!
Appendice – Un ricordo
No, il ricordo non riguarda l’Heysel di cui giusto ieri ricorreva il trentesimo anniversario.
Proprio su questo sito Angelo Parodo ha lasciato una bella testimonianza a riguardo e quindi ben poco ci sarebbe da aggiungere.
Il mio ricordo comunque risale lo stesso a 30 anni fa, quando la Cenerentola Verona riuscì a vincere uno storico scudetto, forse l’ultimo di una outsider (anche la Samp lo vinse nel 1991 ma comunque si trattava di una squadra che già aveva vinto vari trofei, anche continentali).
Sembra strano al giorno d’oggi, con le big che da 15 anni si spartiscono gli scudetti, sapere che una cosiddetta provinciale possa vincere meritatamente uno scudetto, eppure quell’anno avvenne…
Come successe?
Era un altro calcio, meno patinato e più ruspante rispetto a quello odierno; soldi ne giravano, e neanche pochi, ma niente in confronto alle cifre iperboliche del giorno d’oggi.
C’era un modo diverso e più lento di costruire le squadre con innesti inseriti poco alla volta, con una pazienza quasi certosina; non c’erano le rose da 22-25 giocatori e soprattutto il campionato non era a 20 squadre ma a 16, quindi di partite se ne giocavano 30.
Ecco, il Verona quell’anno vinse per questi motivi: una squadra costruita pazientemente e con competenza dalla dirigenza e da quel volpone di Osvaldo Bagnoli e il salto di qualità arrivò con i due stranieri, il difensore Briegel e la punta, che adoravo, Preben Larsen Elkjiaer.
Un’ottima difesa, con il mastino Briegel che faceva da contraltare al libero elegante e preciso Tricella (che infatti venne scelto da Boniperti per sostituire Scirea), davanti a quel gran personaggio chiamato Garella (anche detto Garellik), a centrocampo un bravo regista dai piedi buoni come Di Gennaro (quello che oggi commenta le partite), sulla fascia Pierino Fanna e davanti quel danese spaccatutto e Nanù Galderisi, come Fanna proveniente dalla Juve.
Ecco, questa squadra azzeccò l’annata giusta e vinse, “aiutata” anche da alcuni fattori: una Juve concentrata sulla Coppa dei Campioni, una Roma profondamente cambiata e le due milanesi perennemente incompiute.
Potrebbe mai succedere una cosa del genere al giorno d’oggi?
Tra l’altro quello fu l’anno in cui tutti i più grandi calciatori giocavano in Italia, andate un po’ a guardarvi i vecchi album Panini e capirete…
Poi, certo, i maligni alla Travaglio vi diranno che in quell’anno le designazioni arbitrali si facevano con il sorteggio integrale, ma la verità, per me, è un’altra.
E’ stata l’ultima stagione di quel calcio: proprio l’anno dopo qualcuno comprò il Milan rovesciando il tavolo e cominciando a dettare la propria legge.
Piano piano prese il sopravvento ed i risultati furono giocatori strapagati con ingaggi folli, rose sempre più ampie, proposte per allargare da 16 a 18 le squadre e un divario con le squadre minori destinato ad aumentare.
L’equilibrio si spezzò e da allora non si è più visto un Verona campione d’Italia.
E a me, sinceramente, quel calcio manca un po’…