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Virgolettare la spazzatura

La notizia di oggi è la seguente: Buffon ha detto che gli avversari italiani della Juve si scansano.

Affermazione gravissima, perché manca di rispetto a tutte le squadre della serie A che in questi anni hanno rimediato sonore sconfitte dalla Juventus in giro per l’Italia. Non ultima il Napoli, che pochi giorni fa ha perso 2-1 allo Stadium. O il Milan, che dopo una decina di sconfitte consecutive ha avuto bisogno dell’invenzione di Rizzoli per riuscire a battere la Juve. Quindi l’unico che non si è scansato è stato Rizzoli… Ma considerando che la Juve ha fatto 103 punti nelle ultime 38 partite disputate, direi che lo scansamento è generale. E se pensiamo che sono 5 scudetti consecutivi, più Coppe Italia e Supercoppe, il livello di scansamento è ormai fuori scala, incontrollabile. Uno scansamento talmente assurdo e immotivato che se uno possiede due neuroni, anche scollegati tra loro, non può ritenerlo verosimile.

Buffon avrebbe detto queste cose per spronare i suoi compagni a un maggiore impegno. Quindi, secondo questa ricostruzione, per motivare i suoi compagni (e se stesso) li avrebbe offesi dicendo loro una cosa tipo: siamo delle nullità, le nostre vittorie non valgono niente perché non è merito nostro bensì un omaggio dei nostri avversari, altrimenti col cavolo che vincevamo, visto che non valiamo niente. Ora, così a naso non mi sembra il modo migliore per motivare qualcuno. In 20 anni di calcio questo è il meglio che Gigi ha imparato come discorso motivazionale? Anche qui, i due neuroni scollegati di prima non possono ritenere la cosa verosimile.

E però, la Gazzetta conferma: l’ha detto nel post partita di Juve-Napoli. Nel bel mezzo dei festeggiamenti per la vittoria, Gigi si è alzato e ha sventagliato merda su tutto lo spogliatoio: tecnici, allenatore e dirigenti compresi. Così, di punto in bianco, senza preavviso. Anche questo, assolutamente verosimile…

Però c’è la fonte. Qualcuno presente. Chi? Ehhhh, troppo comodo saperlo. Una fonte riservata.

Ora. Con le fonti “riservate” c’è più di un problema. Una fonte tradisce la fiducia delle persone che lo circondano principalmente per due motivi: interesse personale o risentimento. Entrambi questi motivi, però, insieme alla certezza di non essere scoperto (leggasi “fonte riservata”), potrebbero facilmente indurre la fonte a mentire, a inventarsi le notizie o a riportarle in una versione rivisitata, per renderle più funzionali al raggiungimento dei propri obiettivi (interesse personale e/o risentimento). Per questo le fonti si verificano.

Solo che qui è impossibile verificarla. Come fai? Chiami un altro compagno di Buffon e gli chiedi se è vero? Per trovare qualcuno che la confermi, devi trovarne un altro a sua volta mosso da interesse o risentimento, e sei da capo. La verificabilità di una fonte è poi a tutela di chi riporta il fatto riferito: di fronte all’accusa di riportare cose false puoi sempre citare la fonte. E se non lo puoi fare, di fronte ad accuse di questo genere può essere un bel casino. Ti tocca ritrattare, con figuraccia annessa.

Ma anche di fronte alla smentita della Juve, la Gazzetta non arretra: “conferma” (• [sogg-v-arg-prep.arg] 1 Ripetere, ribadire a qlcu. quanto già detto, avendone controllato la veridicità): In quanto al verbo “scansarsi” che ha generato molte reazioni, era usato esclusivamente per fare riferimento alla scarsa convinzione di vittoria da parte di altre squadre quando queste affrontano la Juve, a causa di una superiorità dei bianconeri che spesso viene inconsciamente riconosciuta dagli avversari.

In buona sostanza, la Gazzetta dice: Buffon non intendeva che gli avversari italiani contro la Juve “si scansano” (• [sogg-v] Farsi da parte, spostarsi), bensì che le squadre italiane, consce della superiorità e della forza della Juventus, “inconsciamente” (• avv. inconsciamente, in modo inconscio. [in-còn-scio] agg., s. (pl.m. -sci, f. -sce) • agg. psicol. Che non affiora allo stato di coscienza e pertanto non è soggetto al controllo della ragione e della volontà) si “rassegnano” (• [sogg-v-prep.arg] Arrendersi senza più opporsi alla volontà di qlcu. o accettare con sopportazione qlco.) alla sconfitta.

Scusate, ma io avevo capito che era una conferma, invece a me pare una smentita. (• v.rifl. [sogg-v] 1 Dire cose diverse rispetto a quanto detto in precedenza). Cioè, “era usato” il termine “scansarsi” (usato da chi, non è dato sapere) ma noi non intendevamo che gli avversari della Juve fanno apposta a perdere; intendevamo che gli avversari della Juve sono inconsciamente rassegnati alla sconfitta perché la Juve è troppo forte.

Con questo significato il discorso di Buffon potrebbe perfino avere un senso: ragazzi, però non adagiamoci troppo sugli allori perché se qualche squadra italiana viene allo Stadium inconsciamente rassegnata alla sconfitta (il fatto che l’avrebbe detto dopo Juve-Napoli ha un non so che di godereccio, ma questa è un’altra storia), non sarà così per gli avversari europei. Ecco, questa è una cosa perfettamente verosimile.

Però. Siccome i due termini (scansarsi e rassegnarsi) hanno significati e significanti completamente diversi, ci deve essere un motivo per cui è stato usato uno e non l’altro. Scarsa conoscenza della lingua italiana? Sarebbe grave per un giornalista. Sufficienza? Voglia di gettare discredito sulla Juventus? Anche questo sarebbe grave per un giornalista. Voglia di rendere più appetibile la notizia per vendere più copie/click del giornale? Lecito, ancorché sconveniente, e comunque non di mio gradimento. Mi lascia sempre un po’ quella sensazione come quando vai a casa, tagli il melone che il fruttivendolo ti ha venduto come “maturo” e scopri invece che è “tanto maturo”, perfino “troppo maturo”: ossia “marcio” (• agg. Di materia organica che è in stato di decomposizione SIN andato a male, avariato). Sottili e trascurabili differenze semantiche, che volete che sia.

A ogni modo, al di là di queste congetture e delle mie sensazioni, quali siano i motivi che hanno spinto Olivero a scrivere quel pezzo usando proprio quelle parole e non altre, non lo sapremo mai. Ciascuno si faccia la propria idea. Quello che è certo è che i miei due neuroni mi dicono che il secondo articolo della Gazzetta è la miglior smentita che potesse mai arrivare al loro primo articolo. Involontaria, è vero, ma non stiamo troppo a spaccare il capello.

Nel frattempo, come al solito, l’articolo di Olivero ha dato la stura alla solita bella massa di disagiati. Di questo se non altro non se ne può fare una colpa a Olivero e alla Gazzetta: i lettori ti capitano, mica te li puoi scegliere, o no? Io, invece, finché sono nella veste di “acquirente”, per fortuna posso scegliere, e negli anni ho imparato a fare selezione. Per me, la differenza semantica tra “maturo ” e “marcio” ha ancora una discreta rilevanza per decidere quale frutta comprare.

Rimane infine la questione dell’abuso delle virgolette e dei titoli che non corrispondono poi al contenuto dell’articolo. A me hanno sempre insegnato (ma io non sono un giornalista, quindi sbaglio certamente) che se usi il virgolettato devi riportare in maniera “esatta” (• agg. Perfettamente coincidente con un termine di riferimento) le affermazioni di chi le ha fatte. È evidente che una notizia riportata da terzi, magari a distanza di giorni, non può essere ragionevolmente messa tra virgolette.

Sulla Gazzetta poi leggo che quello è “il discorso di Buffon, parola più parola meno“. Parola più parola meno o tra virgolette? Più o meno “relata refero” o quelle sono le parole esatte di Buffon? Delle due l’una. Perché si sa, parola più parola meno, basta poco a mettere in bocca ad altri parole che non sono state dette o fraintendere un discorso riportato da altri…

Comunque, come diceva il prof. che ha curato la mia tesi, quando metti un frase tra virgolette la frase deve esser esatta, devi riportare la fonte e come verificarla. Se non ti attieni a queste semplici regolette non venire da me con quella roba, perché la considero spazzatura.

Lui la considerava spazzatura: c’è gente invece che riportare tra virgolette frasi approssimative, de relato, senza possibilità di verifica, lo considera giornalismo.

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